E' mezzanotte nel Canale di Sicilia quando giunge via radio la disperata richiesta di aiuto al centro nazionale soccorso della Guardia Costiera: un peschereccio a 60 miglia a nord della Libia carico di 700 persone, proveniente dall'Egitto, è in difficoltà in acque internazionali.

Dopo gli orribili fatti accaduti nei giorni scorsi la preoccupazione è che in una così grande folla di gente possano essersi già verificati i primi decessi, immaginando che a bordo vi siano anche tante donne e bambini, prime vittime dei disagi nei loro paesi di origine. 

Come sempre in questi casi la solidarietà è la prima a scattare.

Così parte l'appello delle Capitanerie e della Marina Militare Italiana alle imbarcazioni presenti nell'area chiedendo alle più vicine di spostarsi verso il punto da cui parte la richiesta.

E' una prassi che travalica le operazioni come Triton, voluta dal Frontex europeo per sostituire Mare Nostrum lanciata dall'Italia dopo la tragedia occorsa a Lampedusa nell'ottobre 2013: il soccorso in mare è un obbligo morale sentito dai naviganti in modo molto più forte di qualunque legge o trattato internazionale. E sembrano ancora inadeguati gli sforzi compiuti in queste settimane per rispondere alla sempre più drammatica emergenza migrazione

La sala operativa del Comando generale delle Capitanerie di Porto dirotta a questo punto un mercantile portoghese verso il peschereccio stipato all'inverosimile per intervenire, pur consapevoli che questa tattica della richiesta di soccorso in acque internazionali è talvolta anche sfruttata dai mercanti di morte che traghettano disperati verso le nostre coste per ridurre i propri costi di navigazione.

Quando il mercantile compare alla vista dei migranti accade la tragedia: riferiscono fonti attendibili che l'equipaggio della nave abbia visto il peschereccio piegarsi da un lato fino a capovolgersi.

L'ipotesi che si prospetta è quella dello spostamento repentino, da un solo lato dell'imbarcazione, di una gran parte degli occupanti alla vista dell'imbarcazione giunta in soccorso, che avrebbe provocato l'incontrollabile ribaltamento, a cui hanno assistito impotenti dalla nave mercantile.

"Una delle più grandi tragedie avvenute nel mar Mediterraneo", ha riferito Carlotta Sami, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ai microfoni di SkyTg24. Secondo il funzionario dell'UNHCR sarebbe una vera e propria ecatombe che si somma ai 1500 morti dall'inizio dell'anno.

Al momento sono stati dirottati sulla zona 18 mezzi fra Guardia Costiera e Guardia di Finanza insieme a sei pescherecci, ma la lentezza dei mezzi ha fatto dichiarare ancora a Carlotta Sami che "E' necessario al più presto un intervento europeo per mettere a disposizione adeguati mezzi per i soccorsi in mare. Contro le tragedie di immigrati in mare serve un'operazione Mare Nostrum europea. La chiediamo da oltre un anno e non c'è stata risposta".