Una bambina thailandese di 2 anni è stata ibernata in attesa che si possano trovare cure per guarirla dalla grave forma di tumore che l'ha colpita.

La decisione di ricorrere alla pratica della criopreservazione è stata presa dei genitori di Matheryn Naovaratpong, questo il nome della piccola, quando si sono resi conto che per la loro bambina, colpita da una rara forma di tumore al cervello, non c'erano più speranze.

Bambina di 2 anni ibernata: è la più giovane al mondo.

La piccola Matheryn Naovaratpong è stata affidata alle pratiche della Alcor, l'azienda americana specializzata nelle pratiche di ibernazione, subito dopo che ne è stata dichiarata la morte cerebrale, diventando la più giovane paziente della società dell'Arizona, che conta altri 133 clienti, tutti in attesa di poter essere risvegliati quando saranno state trovate terapie efficaci per la cura delle patologie mortali da cui erano affetti.

La pratica di farsi ibernare, infatti, sta diventando sempre più diffusa negli Stati Uniti, nonostante gli elevati costi, che possono arrivare fino a 200 mila dollari (circa 185 mila euro), ma soprattutto in considerazione del fatto che, allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, non esistono garanzie sulla possibilità si risvegliare i corpi ibernati.

Ibernazione: come funziona.

L'ibernazione consiste nel ridurre al minimo le funzioni vitali, come il battito cardiaco e il metabolismo, attraverso la riduzione della temperatura corporea. Quella utilizzata per la conservazione dei corpi umani, chiamata criopreservazione, viene effettuata con l'impiego di azoto liquido ed è utilizzata in medicina per la conservazione di spermatozoi ed embrioni umani.

La tecnica utilizzata dalla Alcor deve necessariamente avere inizio entro due minuti dalla morte clinica del paziente e consiste nel portare la testa ad una temperatura di -96 gradi. Subito dopo il sangue viene sostituito con un compost chimico denominato 'liquido criogenico' e il corpo viene inserito in silos d'alluminio pieni di azoto liquido che lo conservano ad una temperatura di -196 gradi, in attesa del momento giusto per essere risvegliato. Eventualità tutta da verificare, non essendo ancora stata messa a punto una tecnologia che garantisca il ripristino delle funzioni vitali dei corpi 'scongelati'.