Il delitto Elena Ceste è stato sicuramente uno dei casi di cronaca nera più interessante degli ultimi anni, con l'opinione pubblica fortemente colpita dal comportamento a tratti bizzarro del marito Michele, che fin dalle prime fasi delle indagini ha tenuto una condotta tutta a decifrare, salvo poi ritrovarsi in carcere con accuse infamanti e cioè quelle di avere ucciso sua moglie per poi occultarne abilmente il corpo. Ricordiamo che il 45enne Michele Buoninconti, di origini campane, è un vigile del fuoco e quindi aveva le conoscenze giuste per occultare al meglio il cadavere in un canale sito in una zona che ben conosceva, a circa un chilometro in linea d'aria dall'abitazione di famiglia.





Solo per un caso il cadavere della Ceste è stato ritrovato. Durante alcuni lavori di ripulitura di un canale, commissionati da un privato, è stato possibile scoprire il corpo della sfortunata 37enne di Costigliole, ma originaria di Torino. Gli investigatori non erano riusciti a trovarla.



Ad aprile 2015 si perfeziona il profilo di Michele Buoninconti, persona estremamente gelosa, fino a limitare allo stretto necessario gli spostamenti di Elena. La storia rivela un temperamento particolarmente possessivo e il desiderio da parte dell'uomo di esere costantemente informato dei suoi spostamenti. Per Elena Ceste, che aveva l'auto assicurata solo limitatamente al periodo scolastico, non deve essere stato facile sopportare tutte queste limitazioni ed ecco che le nuove possibilità di comunicazione tramite i moderni social network devono esserle sembrate un'opzione importante per trovare una "spalla" sulla quale piangere.



La tesi degli inquirenti è che il movente del delitto sia la gelosia dell'uomo che aveva scoperto che sua moglie aveva amicizie maschili a lui non gradite. Difficile dire, al momento, se ci fu premeditazione o se trattasi del classico "delitto d'impeto", frequente nei casi di femminicidio. Per capire meglio come sono andate veramente le cose servirà il processo. Nel frattempo il marito della Ceste continua a dichiararsi estraneo ai fatti contestati.