Sono scoppiate varie reazioni in tutto il mondo a causa dell'accordo sul nucleare iracheno raggiunto ieri a Losanna. Per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è trattato di un'intesa storica, ma c'è stato il deciso "no" di Israele, secondo il quale questa intesa sarebbe una minaccia nei confronti dello stato ebraico. L'accordo quadro sul nucleare è stata una grande ed iniziale vittoria diplomatica per Obama, ma lo stesso si può dire per il presidente iraniano Hassan Rouhani. Il primo, contro la destra repubblicana che lo aspetta al varco del congresso di Washington ove gli oppositori del capo della Casa Bianca hanno la maggioranza, il secondo contro l'ala più reazionaria del regime di Teheran dove ieri la gente è scesa in piazza per festeggiare quanto accordato a Losanna.

Chi festeggia e chi teme conseguenze negative

Un'intesa questa raggiunta dopo una maratona negoziale lunga ben otto giorni fra i paesi del "5+1 ", l'Iran e l'Unione Europea. Entrambi contro la durissima opposizione dello stato d'Israele, con Benjamin Netanyahu che ha provveduto a convocare urgentemente un gabinetto di sicurezza. Secondo il primo ministro israeliano, che nel corso di una telefonata notturna con Obama ha definito tale accordo una minaccia alla sopravvivenza dello stato israeliano, l'unico obiettivo dell'Iran è quello di ottenere la bomba atomica. Proprio per questo il primo ministro ha chiesto nero su bianco che nell'intesa sia previsto un chiaro riconoscimento ad Israele del diritto di sopravvivenza.

La portata di quest'accordo è comunque innegabile, in quanto per la prima volta l'Iran ha accettato per dieci anni una forte limitazione al suo programma nucleare, sottoponendosi ad un severo regime di verifiche e controlli; in cambio ha ottenuto il ritiro delle sanzioni che hanno piegato l'economia del paese.

Due sono stati i principali protagonisti a Losanna della dichiarazione congiunta che ha suggellato l'intesa, il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ed il ministro degli esteri iraniani Zarif, accolto al ritorno in patria fra gli applausi di una parte dell'opinione pubblica, ma sempre sotto l'occhio vigile dell'ala dura del regime.

Del resto USA ed Iran hanno alle spalle 35 anni di ostilità, per Obama quindi l'accordo con l'Iran rappresenta un momento topico per il suo doppio mandato, oltre che la scommessa più rischiosa , in quanto sul tavolo c'è un programma nucleare ufficialmente riconociuto, seppure soltanto per scopi puramente civili.