La Farnesina ci informa su Twitter del fatto che un testo di più o meno venti pagine dovrebbe essere approvato lunedì 18 maggio in occasione della riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa. Si tratta della strategia di intervento che l'Italia, all'interno della missione europea, si impegna a porre in atto a proposito del problema Libia.



Negli ultimi anni, in Italia si è assistito a un costante e cospicuo flusso di migranti attraverso i cosiddetti viaggi della speranza, sui famigerati barconi. Non sappiamo se si è trattato più di menefreghismo o di spirito di emulazione dell'America del secolo scorso, sappiamo solo che questo processo è in atto già da diversi anni. La giostra, come d'incanto, è venuta a rompersi in concomitanza dei primi rumori di Isis. Il timore crescente di infiltrazioni, insieme all'aumentato flusso di migranti in arrivo, ha portato il mondo istituzionale e politico a dover prendere posizione a fronte dell'evidente stato di emergenza. La volontà di porre l'Italia in sicurezza e garantire una condizione umana ai migranti che avranno diritto di essere in Italia, appare trasversale.  Il disaccordo, generale nel mondo politico e istituzionale, ha riguardato la strategia.

La svolta del 18 maggio

Il testo rappresenta la risposta-proposta dell'Italia in riferimento al comunicato finale del Consiglio europeo circa il "Prendere misure sistematiche per individuare, fermare e distruggere le imbarcazioni prima che siano usate dai trafficanti". La dichiarazione del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riportata dal Corriere ci informa che non ci sarà nessuna operazione di bombardamento aereo. Non ci sarà lancio di missili da navi in mare. Non ci sarà neanche un intervento dei militari via terra. Il ministro parla solo di una grande opera di intelligence per quanto riguarda l'individuazione dei trafficanti e di incursioni mirate sulle coste.



L'idea di bombardare i barconi, spiega Gianandrea Gaiani direttore di Analisi Difesa, è inutile, "porterebbe i trafficanti a usare i migranti come scudi umani o ad ucciderli per indurre i governi a fermare le operazioni" analogamente a quanto successo durante l'operazione navale dell'Ue nell'Oceano Indiano nel 2012, quando furono fermate tutte le incursioni sotto la minaccia dei pirati di uccidere tutti gli ostaggi occidentali.  Ad ogni modo, bombardamenti a parte, nelle parole del ministro Gentiloni la parola incursioni risulta presente. La differenza tra "incursioni mirate sulle coste della Libia" e "non ci saranno militari sul terreno" sarà definitivamente chiara con il Consiglio europeo di fine giugno, 18 maggio permettendo.