Emergono nuovi elementi sulla strage avvenuta il 9 aprile, al Palazzo di Giustizia di Milano, che costò la vita a tre persone. Secondo una nuova tesi, sulla quale sta lavorando la procura di Brescia, dopo aver acquisito ulteriori e più concreti elementi d'indagine, Claudio Giardiello, il killer 57enne, non entrò in tribunale passando dall'unico accesso incustodito, esibendo un falso tesserino da avvocato; al contrario, riuscì a entrare nella struttura passando da un metal detector perfettamente funzionante.

Il dato più significativo, nel caso fosse confermato, è che fu autorizzato all'ingresso dal personale di vigilanza, seppur al suo passaggio il metal detector cominciò a suonare.

L'ipotesi iniziale, che prevedeva che il killer fosse entrato da un ingresso laterale, quello di via Manara, supportata da un'immagine delle telecamere interne, era apparsa inverosimile fin dai primi momenti.

Il fotogramma estrapolato dalle registrazioni è di pessima qualità, e anche dall'interrogatorio dell'imputato, non si è potuti risalire all'esatta dinamica degli accadimenti, in quanto lo stesso si è avvalso della facoltà di non rispondere, concessagli dalla legge.

I magistrati titolari delle indagini, il procuratore Tommaso Bonanno, e il pm Isabella Samek Lodovici, stanno attentamente valutando la nuova ipotesi, attraverso lo studio delle registrazioni, che riprendono Giardiello nel momento in cui arriva in via San Barnaba e parcheggia il ciclomotore.

Proprio in questa via è situato uno dei sei ingressi al Tribunale, un varco misto, dal quale hanno accesso sia i cittadini, sottoposti a verifica con metal detector, sia gli avvocati e i magistrati, che invece guadagnano l'accesso semplicemente esibendo il tesserino identificativo, oppure, come spesso accade, attraverso il riconoscimento "a vista" da parte dei vigilantes.

Nelle immagini, s'intravede una persona davanti a Giardiello, che, passando dal metal detector, fa suonare l'allarme e attivare la spia luminosa (nei fotogrammi il suono dell'allarme non è udibile, mentre l'accendersi della spia è ben distinguibile). Conseguentemente, le guardie controllano il soggetto con l'ausilio di uno scanner manuale, e quando appurano che l'allarme è scattato, magari per la presenza di monete nella tasca, oppure a causa di una cintura in metallo, autorizzano l'accesso.

A questo punto, quello che sembra essere il killer e si trovava dietro, appoggia una borsa sul nastro trasportatore e passa anche lui sotto il metal detector; Anche in questo caso la spia luminosa della macchina s'illumina; però, inspiegabilmente, i vigilanti autorizzano l'ingresso all'uomo, senza sottoporlo al controllo dello scanner manuale. La persona che segue invece, sarà sottoposta a controllo come la prima, sempre con l'ausilio dello scanner portatile.

Se le nuove tesi investigative dovessero essere confermate, si aprirebbero scenari completamente nuovi, che determinerebbero anche ulteriori conseguenze. Principalmente sarebbero chiamati in causa i vigilanti che quel giorno presidiavano il varco di via San Barnaba, e non quelle di via Manara, come accaduto fino a oggi.

Inoltre, aspetto più importante, sarebbe uno smacco non di poco conto per lo Stato stesso, che non riesce a proteggere le proprie istituzioni.