Quando la sera di venerdì 13 novembre sono comparse online e in televisione le prime notizie di alcuni attentati che stavano avvenendo a Parigi, il panico si è diffuso subito a macchia d’olio. La comunicazione al giorno d'oggi è rapidissima: a meno di un’ora dall’inizio dei primi attacchi, sui social iniziavano a diffondersi le prime foto e i video. Lo scopo era quello di dare l’allarme, consigliare agli altri di stare chiusi in casa o rassicurare i propri cari: "è una carneficina, ma sto bene", si legge in alcuni post di persone che si trovavano a Parigi.
Allo stesso tempo è partita sui social una vera e propria campagna di solidarietà in tempo reale: i parigini hanno inondatoTwitter e Facebook di messaggi che invitavano i concittadini ad aprire le porte a chi era riversato in strada, ad accogliere chi era in pericolo, perché i terroristi erano ancora là fuori.
L'hashtag lanciato era #PorteOuverte o, per i turisti che non sanno il francese, #OpenDoor.
Le misure adottate da Facebook: "Sei a Parigi, stai bene?"
Insieme alle notizie in tempo reale, spesso discordanti, è cresciuto il panico non solo nella capitale francese ma anche all’esterno. Chi ha un parente o un amico a Parigi ha volutosincerarsi della sua salute, sapere se stava bene, preoccuparsi affinché si fosse chiusoin casa, al sicuro. Subito allora Facebook, per la prima volta, ha sbloccato il servizio GPS dei propri utenti, per sapere dove si trovavano. Una volta, quindi, individuate le persone che si trovavano a Parigi,ha attivato un servizio che ha permesso a tutti i residenti e i localizzati nella città diconfermare il proprio statosalute.
Il messaggio automatico che è comparsoaprendo la pagina è questo: “Attacchi terroristici a Parigi. Stai bene? Dillo a Facebook. Trova velocemente gli amici che sono nell’area coinvolta e collegati con loro. Conferma che stanno bene se ne sei a conoscenza. Ti trovi nell’area interessata? Sì voglio che i miei amici siano informati”.
Una volta confermata la propria condizione, gli amici sono statiavvisati con una notifica da parte di Facebook: "Il tuo amico sta bene".
La "Recherche personne" su Twitter
Sempre nella direzione di rassicurare i parenti e gli amici di chi si trovava a Parigi il 13 novembre,è nato su Twitter l’account “Recherche personne”, una sorta di “Chi l’ha visto” in versione social, per aiutare chi non riuscivaa contattare i propri cari dopo gli attentati di Parigi. Un valido aiuto soprattutto per chi stacercando i propri cari dall'estero.