Il silenzio e l'imbarazzo di Papa Francesco nei confronti dello scandalo VatiLeaks 2rischia di trasformarsi in un boomerang accusatorio nei confronti dello stesso Vaticano. Il processo ai due giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori dei libri Avarizia e Via crucis, è la conferma di quella tradizionale censura oscurantista che vuole separare, non solo concretamente con le spesse mura, ma soprattutto idealmente, due universi solo apparentemente paralleli: carità e lusso. La Curia Romana, attraverso l'inchiesta dei due giornalisti, sembra aver stravolto il significato del Vangelo di Matteo “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta” ed i tempi moderni richiedono difese tanto veloci quanto efficaci: il tradizionale processo, stile Santa Inquisizione, dove l'accusato è difeso dall'accusatore.
L'effetto che rischia di sortire una simile procedura potrebbe essere però diverso da quello ben collaudato tra il '500 ed il '600. Una eventuale condanna degli imputati riporterebbe indietro nel tempo quella chiesa che oggi si propaganda libera ed aperta al cambiamento; viceversa l'assoluzione degli stessi significherebbe il riconoscimento delle proprie colpe. La terza ed unica via percorribile e più indolore sembrerebbe allora il proscioglimento dalle accuse per i due giornalisti: questa opzione legittimerebbe la curiosià dei lettori e la coscienza dei fedeli, da sempre pressocchè indifferenti alle vicende interne della Curia Romana.
Papa Francesco apre il Giubileo
Mentre si chiude al pubblico la porta del tribunale accusatorio, quasi con con cadenza programmata dell'ironia e del paradosso, Papa Francesco, lontano dal frastuono romano, apre la Porta Santa nella Repubblica centrafricana per dare inizio al Giubileo che, mai come in questo caso, rappresenta la volontà di un uomo solo che con forza e determinazione cerca di scardinarla invocando la moralità.
Gli altri imputati
A margine dello scandalo VatiLeaks 2 ritroviamo altri due protagonisti che, in questi giorni, combattono una battaglia privata a colpi di querele per reciproche accuse di natura, oramai, non più privata: Francesca Chaouqui e monsignor Lucio Vallejo Balda. La prima salita agli onori della cronaca già nel 2013 quando con un suo articolo, pubblicato sulla rubrica 27 ora del Corriere della Sera, in merito all'omicidio di Fabiana Luzzi, avvenuto a Corigliano Calabro per mano del fidanzato, non ci pensò due volte prima di screditare l'intero popolo calabrese descrivendo sommariamente e con troppa leggerezza una condizione di scarsa emancipazione femminile in quella sua stessa regione di nascita.
In quell'occasione i calabresi, e non solo, risposero all'attacco negando ogni parola della Chaouqui ed oggi, alla luce delle recenti notizie del suo coinvolgimento nella fuga di documenti, si capisce che il suo concetto di emancipazione probabilmente andava ben oltre la "tranquilla emancipazione calabrese" avvalorando indirettamente a distanza di tempo la versione portata a difesa dai suoi conterranei.
L'altro protagonista è l'ex-segretario della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, nominato dallo stesso Papa Bergoglio. Sono entrambi accusati dal pm vaticano, insieme a Nicola Maio, di aver passato i documenti riservati del Papa ai giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi per i loro libri. Ai tre viene anche contestato anche il reato di associazione per delinquere.