Ci torna in mente “Calciopoli”. Non entriamo nello specifico, era il 2006 e la vittoria dell’Italia ai Mondiali di Germania riabilitò almeno sul campo l’immagine di un calcio malato. All’epoca il presidente della Fifa, Sepp Blatter, puntò duramente l’indice nei confronti del calcio italiano e la sua assenza alla cerimonia di consegna della Coppa del Mondo a Berlino fu quantomeno “sospetta”. Un decennio dopo sorridiamo con amarezza, pensando alla recente sentenza del Comitato Etico della Fifa che lo scorso dicembre ha squalificato per otto anni da tutte le attività legate al calcio lo stesso Blatter ed il presidente dell’Uefa, Michel Platini.
La relativa indagine ha confermato le accuse di corruzione: il pagamento di due milioni di franchi svizzeri autorizzato da Blatter a Platini nel 2011, giustificato secondo i diretti interessati da “un lavoro svolto per la Fifa tra il 1998 ed il 2002”. Un pagamento che, invece, secondo il Comitato Etico non aveva alcun fondamento giuridico. Ora i procuratori dello stesso Comitato ritengono che otto anni siano “una condanna troppo indulgente" per i due manager del calcio mondiale ed europeo ed hanno preannunciato appello. L'ipotesi al vaglio è pesantissima, si parla di squalifica a vita.
Tolleranza zero
Ci va giù pesante Cornel Borbely, presidente della camera istruttoria del Comitato Etico. Proprio l'avvocato svizzero, molto noto in patria per aver guidato per tre anni l'unità crimini economici di Zurigo, insiste per la radiazione a vita di entrambi.
La richiesta era già stata formalizzata lo scorso novembre. Borbely non molla la presa ed ha intenzione di fare "piazza pulita". La prima vittima illustre è stato il segretario generale Jerome Valcke, anche lui accusato di corruzione, sospeso in dicembre e licenziato con effetto immediato lo scorso 9 gennaio. Ovviamente tanto Blatter quanto Platini hanno presentato ricorso in appello contro la squalifica di otto anni.
Le pietre dello scandalo
"Despota" del calcio mondiale dal 1998 fino allo scorso anno, la carriera di Sepp Blatter è sempre stata caratterizzata da ombre. Una, tra le più pesanti, avanzò in occasione della sua ricandidatura alla guida della Fifa nel 2002, quando l'ex vice presidente della Confederazione Africana, Farra Ado, lo accusò apertamente di corruzione.
In realtà, da un'inchiesta condotta dall'FBI, trattative sottobanco e presunte corruzioni salterebbero fuori nelle assegnazioni di ben sette Campionati del Mondo, da Francia 1998 a Brasile 2014 relativamente alle edizioni già in archivio, contando anche le assegnazioni "sospette" a Russia e Qatar in programma, rispettivamente, nel 2018 e 2022. In entrambi i casi si parla di "accordi segreti”. Non ci sono prove concrete ma nel caso del Qatar ci sarebbe un testimone, l'ex capo delle comunicazioni Phadra al-Majid che nel 2011 ha parlato di presunte corruzioni in merito all’assegnazione della Coppa del Mondo 2022, ritrattando successivamente tutto.
C'è del marcio in Qatar
In effetti la Fifa ha riconosciuto le irregolarità accadute tra il 2010 ed il 2011 e tra coloro che ne hanno pagato le spese c’è stato anche l'ex vicepresidente Mohamed Bin Hamman, uomo molto potente in Qatar che è stato anche a capo della Confederazione Asiatica.
Il Comitato Etico lo ha squalificato a vita ma ha considerato le corruzioni “messe in atto in merito alla corsa per la presidenza della Fifa”. La posizione ufficiale della Federazione Mondiale del calcio, al momento, è di attesa ma le assegnazioni delle due prossime edizioni dei Mondiali non sono assolutamente a rischio. In cassaforte il mondiale russo, visto che si stanno già giocando le gare di qualificazione in Sudamerica, Asia, Africa, Oceania e Nord e Centro America ed a settembre si partirà anche in Europa. Il calcio va avanti ed il dubbio che nulla cambi, nonostante una possibile radiazione dei manager caduti in disgrazia, è piuttosto forte.