All’indomani della tragica notizia dell’uccisione in Libia di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici italiani che lavoravano per la ditta parmense Bonatti – dedita alla costruzione di impianti petroliferi e per la produzione di energia – che sono stati rapiti dall’Isis nella città di Sabratha il 19 luglio 2015, è giunta con sollievo la notizia della liberazione dei loro colleghi Filippo Calcagno e Gino Pollicardo. Sembra che i due i italiani fossero stati lasciati da soli in un’abitazione e, dopo aver sfondando la porta principale, siano riusciti a fuggire.

Diversa è invece la versione del sindaco di Sabratha, Hussein al-Dawadi, che ha parlato di un blitz delle forze di sicurezza locali per liberarli e dell’impegno a farli tornare in Italia entro poche ore. Ora Calcagno e Pollicardo si trovano sotto la tutela della polizia libica.

Il primo cittadino di Sabratha ha anche fatto sapere che Failla e Piano sarebbero stati traditi dal giovane autista che avrebbe dovuto accompagnarli alla vicina città Mellitha per lavoro. Ora i loro cadaveri si troverebbero nell’obitorio dell’ospedale locale.

Il messaggio di Calcagno e Pollicardo

Dopo la presunta fuga, i due tecnici della Bonatti sopravvissuti a Daesh, sono riusciti a recapitare un biglietto scritto di pugno da Gino Pollicardo, in cui comunicavano di essere riusciti a liberarsi, di stare in discrete condizioni di salute, ma di essere “psicologicamente devastati” dalla prigionia.

Inoltre hanno chiesto di poter tornare urgentemente in Italia. Il messaggio – che reca la data di domani, 5 marzo 2016 – è stato pubblicato su Facebook dal Centro di Informazione di Sabratha e mostrato ai cronisti dal sindaco della città libica, Hussein al-Dawadi. Quest’ultimo ha riferito che gli ostaggi erano stati abbandonati senza acqua né cibo nella cantina della casa di una famiglia marocchina che vive a Tallil – situata a circa tre chilometri dal luogo dove giovedì sono morti i loro colleghi – ed è attualmente sotto interrogatorio.

Sempre secondo quanto ha riferito al-Dawadi, Calcagno e Pollicardo sarebbero stati trovati lunedì, prima del fallito blitz delle forze di sicurezza per liberare Salvatore Failla e Fausto Piano. La conferma del lieto fine almeno per la vicenda degli altri due ostaggi italiani, è arrivata dalla Farnesina.

Failla e Piano “traditi” dal loro autista

Mentre l’Italia tira un sospiro di sollievo per Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, emergono nuovi dettagli sull’uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano.

Il capo del consiglio municipale della città libica di Sabratha ha fatto sapere che i due sfortunati tecnici italiani sarebbero stati “traditi” dal loro giovane autista, di nome Mohamed Yahia, che li avrebbe rapiti per ottenere un riscatto, poi li avrebbe consegnati ad uno zio, noto simpatizzante dell’Isis, e infine sarebbe uscito di scena. Già a luglio il giovane era considerato “fortemente sospetto” dall’Eni, con la quale collabora la ditta dove lavoravano Failla e Piano. Nel sequestro sarebbero coinvolti anche trafficanti di migranti.

A complicare la situazione, era l’assenza di collaborazione tra Tripoli e Roma per arrivare alla liberazione degli ostaggi. I rapitori avrebbero chiesto 12 milioni di euro di riscatto, pagato in parte dalle autorità italiane, ma l’intermediario sarebbe fuggito con il malloppo ed i negoziati per il rilascio di Failla e Piano sarebbero stati in fase di stallo. Lo ha detto Jamal Zubia, portavoce del premier Khalifa al-Ghweil.