Anna Rita Leonardiha ritirato la sua candidatura a sindaco di Platì. Ventinove anni appena, la bersaniana passata nelle fila renziane e ra stata osannata dallo stesso Premier che ne aveva annunciato la candidatura alla Leopoldadi Firenze. Tutti contenti e felici per una giovane che ci aveva messo la faccia, impegnata in prima linea in uno dei paesi più caldi per la lotta alla ndrangheta. E’ dal 2006 che questo paesino dell’entroterra aspromontano è commissariato, e la decisione da parte del PD di non presentare attualmente nessuna candidatura suona come una resa.

Su tremila abitanti uno su due è disoccupato.

Ti accorgi di essere a Platì quando vedi segnali stradali e le imposte delle finestre crivellati da colpi di pistola e netta è l’impressione che quaggiù ci vorrebbe un miracolo divino per riuscire ad incidere sulla mentalità dei suoi abitanti. L’unica cosa che vale la pena di ricordare di questo avamposto dimenticato da Dio e dal mondo è la venuta di mamma Casella, quando s’inerpicò fino a Platì per sfidare l’omertà e chiedere disperatamente che suo figlio venisse liberato dall’anonima sequestri. In quel frangente Angela Casella si appellò al cuore delle madri di Platì, cercando un segno d’emozione in quelle facce impassibili e pietrificate dal dolore, per smuovere il loro senso materno e farsi restituire il figlio.

A Platì il nero è indossato dalla metà delle donne del Paese, segno evidente che ognuno ha un figlio o un congiunto morto per faide che quando scoppiano lasciano sul terreno solo cadaveri. Platì, Rosarno, Locri, Natile, nomi di paesi assurti agli onori della cronaca non certo per meriti, ma per via di una ndrangheta che li connota e fa capire dove siamo e quali squali agiscano sott’acqua.

Le candidate fanno un passo indietro

Anna Rita Leonardi, partita con le migliori intenzioni, non è riuscita a farsi ascoltare, tant’è che non è le è stato possibile compilare nemmeno la lista di candidati necessari per istituzionalizzare la sua candidatura. La giovane parla di inagibilità politica affermando che sono mancate le condizioni per continuare, ed ha annunciato che nei prossimi giorni spiegherà meglio le sue motivazioni.

Eppure nel programma che voleva sottoscrivere salta agli occhi che non venga pronunciata mai la parola ndrangheta, come se il solo dirla possa essere una scomunica da parte di chi mantiene saldo il feudo e per nessuna ragione vuole dei cambiamenti. Dopo il ritiro di Lucio Prestaa Cosenza arriva adesso la rinuncia di Anna Rita Leonardi, ed è significativo che la Calabria rimanga ancora ferma all’anno Mille. Certo è che se il segretario del partito Magorno ed i vari esponenti politici del PD s’impegnassero ad affermare i principi di legalità e giustizia forse tali episodi tenderebbero ad essere un lontano ricordo del passato. Invece purtroppo è come se nulla succedesse in territori piccoli come Platì e partiti e direzione distrettuale antimafia dimostrano la loro impotenza difronte a fenomeni criminali ed uomini per nulla intimoriti né da arresti, né da leggi continuamente violate.

Per ora Platì rimane un comune commissariato, con una targa situata lungo una qualsiasi strada intitolata al sindaco Demaio, ucciso nel 2005, e la storia di 200 arresti ordinati dal magistrato Nicola Gratteri che portarono a condanna solo otto persone. Forse il ritiro della Leonardi, non sufficientemente aiutata dagli organi nazionali, è l’epilogo di una storia che non avrebbe potuto concludersi diversamente. La Calabria lentamente sprofonda, vittima di se stessa e l’annuncio di Matteo Renzi di un decollo dell’Italia a partire da questo lembo del profondo sud non lascia presagire nulla di buono.