Oggi è il 22 settembre, fa il suo ingresso ufficiale l'autunno, e le Tendopoli allestite tra amatrice e quel che resta delle sue frazioni appaiono sempre più come dei luoghi fantasma, quasi irreali nella loro vivida presenza. Nella giornata del 21 settembre RadioRadio e il giornale locale RietiLife hanno deciso di fare un giro tra quelle tendopoli, testimoniando con scatti e parole ciò che hanno visto.

Amatrice non c'è più, ma c'è ancora

Una cosa molto curiosa che si può notare tra le ordinate tende di Amatrice, e che emerge da alcuniscatti effettuati dai numerosi reporter che in questi giorni hanno cercato di documentare la realtà degli sfollati, sono dei cartelli colorati che sono stati affissi tra i viottoli.

Su uno c'è scritto "Corso Umberto I", che era il nome della strada principale di Amatrice, quella che è stata cancellata dal sisma e oggi fa parte della "zona rossa", quella inavvicinabile perché ancora ingombra di macerie. Questi cartelli fatti a mano testimoniano la volontà della gente del posto di non perdere l'appartenenza al territorio, che non ha ilsenso di uno sterile attaccamento ad un passato che non c'è più, ma solo nel ribadire un vincolo di affetto che nessun sisma, per quanto potente, può demolire.

Una lapide per i caduti

Come in una guerra, anche il terremoto ha lasciato dei morti e i militari dell'Esercito hanno pensato che sarebbe stato giusto onorarne la memoria. Così si lavora per erigere un monumento, che verrà inaugurato domenica 25 settembre presso il parco comunale Padre Minozzi con la presenza del sindaco di Amatrice sergio pirozzi. Sindaco che, dal canto suo, non smette di sollecitare i suoi cittadini ad abbandonare al più presto le tende, cercando una soluzione alternativa.

Tra la popolazioneperò ci sono molte persone che non se ne vogliono andare: il loro timore è che non torneranno mai più. Il sindaco ha preso un impegno solenne con loro, garantendo che Amatrice non verrà dimenticata, ma che verrà ricostruita più bella di prima. Affinché questa promessa possa essere mantenuta però c'è bisogno dell'impegno di tutti: il ricordo non deve restare vivo solo per i morti, ma anche e soprattutto per i vivi che hanno il diritto di recuperare quanto hanno perduto.