Sono risultate ben 180 le aziende coinvolte, nel vicentino, nella maxi inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, che ha individuato un giro di false fatturazioni per un importo stratosferico: 930 milioni di euro.

Sono scattati ovviamente tutti i provvedimenti del caso: 29 le persone arrestate (18 già in carcere, 11 agli arresti domiciliari), 218 quelle denunciate, indagate a piede libero, tutte italiane tranne un serbo, residente a Vicenza da lungo tempo.

Dal Veneto a tutta l'Italia, fino agli States

Un'inchiesta che ha messo in luce non solo il coinvolgimento delle aziende vicentine, ma anche purtroppo una vasta rete di ramificazioni, che ha coinvolto tutta l'Italia, e non solo.

I provvedimenti emanati, infatti, hanno coinvolto anche Bergamo, Catania, Cremona, Ragusa, Roma, Cosenza, Brindisi, Biella, Milano, Pescara, Napoli, Varese, Udine, Alessandria, Parma, Verona e Treviso. Non c'è che dire, una panoramica sconfortante. Tra i principali indagati, un chietino residente in Svizzera, ma l'abitudine al "malaffare" è stata esportata dai nostri connazionali anche all'estero, nei paesi in cui attualmente risiedono: Slovenia, Croazia, Gran Bretagna fino ad arrivare negli USA.

Le origini della truffa risalgono al 2009

Le indagini condotte hanno evidenziato che l'associazione a delinquere, transnazionale, abbia operato in maniera truffaldina almeno a partire dal 2009: con sistematicità, sono state generate ingentissime evasioni di Ivae molte della aziende coinvolte sono incappate in ovvi procedimenti fallimentari, naturalmente pilotati.

Ben 120 le risorse umane poste sul campo dalla Guardia di Finanza di Vicenza, per la maxi retata: i finanzieri hanno comunque avuto la collaborazione anche di numerosi altri esponenti dello stesso corpo - in tutta Italia - e della polizia di ben 5 stati esteri.

Quasi 75 mila le intercettazioni telefoniche ascoltate, moltissime le indagini telematiche, anche attraverso software appositamente dedicati.

Il tutto seguito da perquisizioni e dall'acquisizione di prove documentali attraverso le verifiche fiscali poste in essere.

Un intreccio complesso, che ha richiesto 3 anni di indagine, che vede coinvolte 180 società, per la stragrande maggioranza italiane (145, quasi tutte con sede a Milano o Roma) ma anche straniere (35).

Tra queste, sono 54 le aziende effettivamente operative, con anche dipendenti in forza, per i quali si preannuncia, probabilmente, lo spettro della disoccupazione.