Torna alla ribalta delle cronache una storia di violenza tra minori, che vede come teatro della triste vicenda il cortile di una scuola media, un tempo oasi di giochi spensierati e di sogni adolescenziali.Napoli, con i suoi contrasti e i suoi colori, i suoi profumi e i suoi mille problemi, assiste, ancora una volta, alla violenza tra due suoi figli, due 14enni.

La lite

E' una mattina qualunque quella di oggi, 6 ottobre 2016, che vede la folla usuale di studenti gremire i corridoi, le aule dell'Istituto comprensivo Teresa Confalonieri, in vico San Severino, nel cuore del centro storico della città partenopea.Una mattina in cui il solito ritmo delle lezioni viene scandito dal suono delle campanelle, spesso amiche degli studenti, e si attende il trillo finale, che sigla il momento della libertà riconquistata.Ma una lite improvvisa tra due ragazzi di terza media, scoppiata in classe probabilmente per futili motivi, interrompe in quell'aula il normale svolgimento delle lezioni.

Protagonisti, il bullo della scuola e un altro, M.E., entrambi di 14 anni. Il pronto intervento del docente sembra porre termine al litigio, ma non è così.All'uscita, nel cortile della scuola, G.A., di Forcella, estrae un coltello e con questo colpisce all'emitorace, per ben due volte, il suo coetaneo.

La corsa in ospedale

L'intervento immediato degli altri ragazzi scongiura la tragedia. E il ferito viene prontamente ricoverato nell'ospedale Loreto Mare, dove sarà operato d'urgenza.Parenti, amici, compagni di classe fanno a gara per testimoniare la loro solidarietà e il loro affetto. Tutti affollano i corridoi del pronto soccorso, per essere vicini alla giovane vittima di una simile aggressione."Era un bullo, lo sapevano tutti", dichiarano con amarezza e con rabbia i genitori del ferito."Anche in passato aveva avuto comportamenti aggressivi", racconta una zia del 14enne aggredito, mentre attende, unitamente agli altri, l'esito dell'intervento sul ragazzo.

Sono testimonianze, frasi interrotte, dette con la rabbia di chi conosce la triste verità di una realtà sociale che brucia spesso i giovani. Sussurri, parole pronunciate con fatica, forse con paura.E la Napoli dell'inferno, quella che distrugge le ambizioni e le aspettative di giovani che sognano di diventare 'qualcuno', scrive oggi una pagina triste della sua storia.