«Il comandante in capo della Rivoluzione cubana è deceduto stasera alle 22.29». così Raul Castro, Presidente del Consiglio di Stato e Primo Segretario del Partito Comunista di cuba, annuncia la morte del fratello Fidel. Con il Lider Maximo se ne va via quasi mezzo secolo di storia della Repubblica di Cuba.

Fidel Castro nasce a Biran, nella provincia di Holguín, il 13 agosto 1926. Dopo aver iniziato gli studi a Santiago, nel 1941 si trasferisce all’Avana, per frequentare un collegio di Gesuiti, dove viene a contatto con i principi di onore e dignità spagnole.

Nel 1945 si iscrive alla facoltà di Diritto dell’Università Avana. Sono anni importanti per il giovane Fidel, che,, sotto l’influenza di professori nazionalisti, si convince che destino di Cuba sia sotto il controllo politico ed economico degli Stati Uniti. Matura ideali sovversivi, in primo luogo nei confronti del generale Fulgencio Batista, salito al potere rovesciando il governo Socarras. Il 26 luglio 1953 Castro organizza il famoso assalto armato alla caserma della Moncada, che, seppur fallito, in molti individuano come inizio della rivoluzione. Fu il primo passo dell'escalation politica e sociale di Fidel, collaborando, tra i tanti, con il fratello Raúl, Che Guevara e Camilo Cienfuegos, sale al potere il 16 febbraio 1959, e ci rimane (come primo ministro prima e poi, dal 3 dicembre 1976, come presidente del consiglio di stato) fino al 18 febbraio 2008, quando, per motivi di salute, egli stesso pone freno al suo dominio ideologico prima che istituzionale.

Quasi mezzo secolo della storia cubana è firmata in modo indelebile dal Lider Maximo.

Come i più grandi condottieri, ha diviso l’opinione pubblica, interna ed estera. C’è chi crede che la duratura leadership di Castro sia stata possibile grazie al sostegno di una contingente parte della popolazione, a lui grata per aver migliorato le condizioni di vita in ambiti quali alfabetizzazione e sanità.

C’è chi invece ritiene il suo un longevo ‘regime totalitario’, dallo stampo indubbiamente socialista, rimasto al potere per l’utilizzo di metodi spesso coercitivi e repressivi. Quel che è certo è che, nonostante le dimensioni geografiche, i dati demografici, e le conseguenti condizioni economiche di Cuba, Fidel ha avuto un ruolo internazionale di rilievo, soprattutto con USA e Unione Sovietica, colossi economici e militari cui ha saputo tenere testa.

È scomparso a 90 anni, traguardo raggiunto a sorpresa anche personale. «Sto per compiere 90 anni, non avevo mai pensato che sarebbe successo. È stato un colpo di fortuna», ha detto in occasione della sua ultima apparizione pubblica, al VII Congresso del Partito comunista, poco prima del suo compleanno. Stupore condiviso con chi lo aveva dato per spacciato in più occasioni, salvo poi doversi ricredere. "Cuba è la prossima nella ramazzata della democrazia. E lasciatemi dire direttamente a Fidel Castro: Tu sei finito", queste le parole da presidente di Ronald Reagan, che trovano eco in quel "I giorni di Castro sono numerati" pronunciato da George Bush pochi anni più tardi. Castro ha smentito loro, come aveva smentito Fulgencio Batista, che nel 1959 disse: "Io do a Castro un anno.

Non di più". Pochi mesi dopo, Fidel prese il suo posto al potere.

Molti lo considerano un liberatore, dall’imperialismo, da un senso di inferiorità che Cuba ha coltivato per decenni e combattuto per altrettanti. Altri lo ritengono tra i peggiori nemici dei diritti umani, poco interessato al bene di chi lo ha sostenuto, politicamente e ideologicamente. Quel che si può affermare, senza alcun pericolo di istanze contrarie, è che Fidel Castro ha segnato la storia di Cuba, dove, per la sua scomparsa, sono stati proclamati 9 giorni di lutto nazionale. Il fratello Raul ha comunicato che sarà cremato, e che le sue ceneri per 4 giorni faranno il giro del Paese. E nel ricordarlo, ha detto parole care, a lui quanto al Lider Maximo: «Hasta la victoria, siempre». Qualcuno festeggerà, qualcuno si dispererà.