“Se il sangue verrà versato mentre carne e acciaio saranno una cosa sola, seccato nel colore del sole al tramonto, la pioggia di domani le macchie laverà, ma nella nostra mente qualcosa per sempre rimarrà”.

Con queste parole della canzone “Fragile” di Sting, il bataclan è tornato a vivere ieri sera, un anno dopo gli attentati islamici che hanno reso Parigi la capitale dell'orrore. Siamo fragili, ma non ci arrendiamo alla paura, sembra di essere il messaggio trasmesso tramite la scelta dell'ex Police di aprire il set proprio con questo brano scritto nel 1987, “perché alla fine la musica vince su tutto" e la vita non si regala all'odio.

La serata della rinascita

Il cantante Geordie ha dato via al concerto nell'anniversario dell'attentato con un minuto di silenzio. Poi la voce di Sting, parlando in francese: «Nous ne les oublierons pas» (non li dimenticheremo mai), ha immerso il Bataclan nell'eco degli applausi dei 1500 spettatori, che avevano esaurito i biglietti in meno di 30 minuti della messa in vendita martedì scorso. Tra loro, tanti superstiti e famiglie delle vittime, ognuno avvolto delle proprie ombre di quell'indelebile venerdì, quando i kalashnikov hanno fatto tacere la musica e il battito di 89 cuori innocenti.

I ricordi, le orme, il dolore

“È una forte emozione in quanto continuo a ricevere flashback di quella notte”, si ricorda Aurelien Perrin, 25 anni, sopravvissuto al massacro, mentre il suo amico, Nicolas Berthier, non c'è la fatta.

“Ero in piedi proprio lì, sull'altro lato della barra quando è successo. Stasera è la prima volta che sono di nuovo qui”, ha detto Perrin a ABC News, "sono qui perché è importante finire, infine, un concerto che non ci è stato permesso di finire. E 'per la memoria del mio amico e per tutte le 90 persone che sono morte". Il ragazzo ha confessato ai giornalisti di non essere mai stato in un bar, un teatro o un cinema da quel fatidico 13 novembre 2015.

Un' altra sopravvissuta, Mariesha Jack Payne, arrivata dalla Scozia per le commemorazioni di questo fine settimana, è rimasta dall'altra parte della strada durante il concerto, nel bar “Il Barometro”, dove si era rifugiata dopo l'attacco. "Anche se io non sono dentro, per me è simbolico essere qui nelle vicinanze. Il giorno importante è domani.

Ormai torno in questo bar ogni volta che vengo a Parigi" ha detto Mariesha.

Ma ci sono anche quelli per cui il segno graffiato nel cuore e troppo fondo, come i parenti di Aurelie de Peretti, morta in quella assurda, incomprensibile strage. "Io non voglio mettere un piede nel Bataclan", ha detto Jean Marie de Peretti, il padre di Aurelie. "Anche se Sting è una leggenda, io resto con la mia famiglia stasera."

Oltre alle 89 vite perse, più di 200 persone sono rimaste ferite durante l'orribile massacro del teatro parigino. Il governo francese ha fatto noto che più di 600 persone stanno ancora ricevendo trattamenti psicologici a seguito degli attacchi.

Dimenticare la paura

Il Bataclan è stato ristrutturato al suo stato originale, rivelando al pubblico la nuova facciata la scorsa settimana.

Il teatro rimarrà chiuso Domenica, il 13 novembre, nel vero anniversario della strage, quando il presidente Francois Hollande e il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, sveleranno le targhe in ricordo delle vittime nei 6 siti dove si sono verificati morti.

Mentre la sala da concerto si svuotava dopo il concerto, uno dei partecipanti ha mormorato: "Stasera è stato bellissimo. [Sting] ha riacceso questo posto e abbiamo dimenticato le nostre paure."

Per quanto tempo si potrà cacciare via la paura, nasconderla nella camera oscura della mente soltanto con la valenza "brutto ricordo di una notte che nessuno vuole ricordare", sfortunatamente non lo possiamo sapere. In un commento dato ai giornali europei, il primo ministro francese Manuel Valls ha avvertito che: "si, il terrorismo ci colpirà di nuovo". Ma, ha sostenuto Valls, "abbiamo tutte le risorse per resistere e tutta la forza per vincere".