Il primo ministro dell'etiopia, Haile Mariam Desalegn, ha annunciato oggi, in una conferenza stampa, il rilascio di tutti i prigionieri politici e il ritiro delle accuse per coloro che si trovano ancora in attesa del processo. Inoltre, Desalegn ha accennato la chiusura del famigerato centro di detenzione Maekelawi nella capitale etiope Addis Abeba, dove secondo l'organizzazione dei diritti umani Human Right Watch, sarebbe utilizzata la tortura a scopo di estorcere confessioni.

Cambiamento di visione o pressione mediatica ?

A detta del primo ministro, le decisioni raggiunte dopo giorni di consultazioni all'interno della coalizione governativa, sono una mossa destinata a consentire il dialogo politico.

Tuttavia, il quotidiano privato Addis Standard, collega la sorprendente decisione dell' esecutivo ad una giornata di azione sui social media alla fine di dicembre, che ha fatto conoscere al mondo la situazione dei prigionieri politici.

L'Etiopia, una repubblica parlamentare federale con la popolazione formata da più di 80 gruppi etnici diversi, è stata accusata dalle associazioni per i diritti umani di usare arresti di massa e detenzione per soffocare l'opposizione.

È difficile sapere esattamente quanti prigionieri politici siano rinchiusi nelle carceri sparse in tutto il paese, ma il corrispondente della BBC Etiopia, Emmanuel Igunza, stima circa 1000 persone tra i leader di alto profilo della opposizione, attivisti delle regioni Amhara and Oromia - centro delle forti proteste anti-governative nel 2015 e il 2016, che hanno visto partecipe anche il maratoneta olimpionico Feyisa Lilesa , protestatari della Regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud e giornalisti che hanno criticato il governo.

A questi si aggiungono altre 5,000 persone in attesa di essere processate, arrestate nel ottobre 2016, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.

Amnesty International rimane sospettosa

Amnesty International ha accolto favorevolmente l'annuncio di Haile Mariam, qualificato come "la fine di un'epidemia di repressione sanguinosa in Etiopia", sebbene abbia avvertito che la chiusura del centro di detenzione di Maekelawi non dovrebbe essere usata per "imbiancare" gli eventi "orribili" che hanno avuto luogo sotto il suo tetto.

Anche se ha negato tutte le accuse di abusi nel centro di Addis Abeba, questa è, comunque, la prima volta che il governo ha ammesso di avere prigionieri politici, chiamati, in precedenza, "criminali", dallo stesso governo.

Il centro della tortura diventerà un museo

Desalegn ha annunciato che il carcere di Maekelawi sarà trasformato in un "museo moderno", mentre sarà aperto un nuovo centro di detenzione che rispetterebbe le esigenze e gli standard internazionali.

Quando saranno liberati i prigionieri ?

Il premier, con tutto ciò, non ha dato alcuna scadenza sul rilascio dei prigionieri - compresi quelli ancora in attesa di processo - o ha spiegato esattamente chi è considerato "politico" e chi no. Ricordiamo che diciannove persone legate a Ginbot 7 - ritenuto un gruppo terroristico - sono state condannate a una pena detentiva proprio questa settimana.

Che sia indotta da un cambiamento di visione oppure sia il risultato delle azioni mediatiche seguite delle massicce dimostrazioni anti-governative testimoniate nel paese ultimamente, agli etiopi, come al mondo intero, rimane solo da aspettare e sperare che la decisione venga messa in pratica il più presto possibile.