13 novembre 2015. Un venerdì autunnale come tanti a Parigi. La città offre ai suoi abitanti, o a chi è di passaggio per un romantico week-end, diverse occasioni per svagarsi. La sera si preannuncia tranquilla, con la tipica brezza di stagione. Ma presto la capitale francese viene colpita al cuore: un gruppo di terroristi irrompe nei luoghi centrali della vita serale parigina, e subito la paura prende il sopravvento. Lo Stade de France, i ristoranti Belle Equipe, Carillon, Petit Cambodge, il cafè Bonne Biere. E poi ancora la pizzeria Casa Nostra, la caffetteria Comptoir Voltaire.
Tra sparatorie ed esplosioni, le vie di Parigi si colorano del sangue delle vittime, 130 in tutto, in una notte che la Francia intera non dimenticherà mai. Simbolo della tragedia è il teatro Bataclan, dove la crudele pazzia dei terroristi ha trovato la sua più violenta espressione.
La Francia aveva ancora negli occhi e nella mente la terribile vicenda del giornale satirico Charlie Hebdo, e questi episodi, allarmanti perché coordinati da un'organizzazione che da quel 13 novembre è stata a tutti gli effetti riconosciuta, hanno incrementato il terrore del popolo francese. È passato ormai un anno, nel quale l’europa intera ha cercato di andare avanti, di combattere insieme un nemico che, per quanto pericoloso, rimane invisibile, imprevedibile, e per questo ancora più micidiale.
Un anno in cui purtroppo non sono mancati altri attentati, su tutti quello all’aeroporto di Bruxelles del 22 marzo e quello del 14 luglio a Nizza. Ma gli avvenimenti del 13 novembre e la carneficina del Bataclan rimangono impressi nella memoria collettiva come qualcosa di tragicamente inarrivabile.
Per andare avanti insieme
Molte sono le iniziative che si sono susseguite, per non far mancare affetto e sicurezza ai pochi sopravvissuti e ai molti parenti delle vittime.
Manifestazioni, consigli straordinari, eventi di beneficenza, popolo e governo francese sono andati a braccetto nella stessa direzione: contro il terrorismo, contro la paura. Tuttavia, la storia non si può cambiare; si può solo provare ad andare avanti, ed ogni tentativo è degno di lode. Lo hanno fatto ieri sera con un minuto di silenzio all’inizio di Francia-Svezia, i giocatori delle 2 nazionali.
Un calcio al dolore, prima di calciare il pallone.
Al Bataclan sono stati anche troppo in silenzio. Qui, sulle note della musica di Sting, stasera 12 novembre si apre la nuova stagione, si rialza la testa. Di errori, di timori, ce ne sono stati troppi. Si è deciso di ritornare con del sano rock, così come si era voluto fare quella sera di novembre.
Domani sarà giorno di commemorazioni ufficiali, con l’elencazione delle persone uccise un anno fa, e con l’accensione di migliaia di lanterne. Ma stasera sarà ancora tempo di musica, per ripartire da dove si era lasciato. Non per far finta di nulla, ma per eliminare l’inquietudine che, come il ricordo, ci accompagnerà per sempre e per far capire come nulla, neanche il terrorismo, possa rovinare la melodia della vita.