La Juventus F.C. rischia di dover pagare un’ammenda pecuniaria oppure, nella peggiore delle ipotesi, di vedersi sottrarre punti preziosi nella classifica di Serie A. La Procura federale della Figc sta, infatti, verificando se i bianconeri abbiano violato le norme che vietano alle società di calcio di intrattenere rapporti finanziari con i gruppi della tifoseria organizzata. Al centro dell’inchiesta sportiva, costola di quella aperta dalla Direzione distrettuale antimafia denominata ‘Alto Piemonte’, ci sarebbero i biglietti omaggio che alcuni dirigenti della Juve (tra cui il security manager Alessandro D’Angelo e l’ad Giuseppe Marotta, al momento non indagati) avrebbero garantito ad alcuni esponenti della cosca di ‘ndrangheta Pesce-Bellocco di Rosarno, trapiantati da tempo nella cintura torinese e fondatori del gruppo ultras ‘I Gobbi’.

Le inchieste sovrapposte di Figc e Antimafia

Da qualche giorno, dopo aver ottenuto dalla Procura di Torino copia degli atti dell’indagine ‘Alto Piemonte’, la Procura federale della Figc, guidata dall’ex prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, si è messa al lavoro per cercare di far luce sul mistero dei biglietti presuntamente regalati dai dirigenti bianconeri ad altrettanto presunti esponenti della ‘ndrangheta calabrese. Secondo gli inquirenti, tutto sarebbe cominciato nel 2013 quando, nella curva Sud dello Juventus Stadium ha fatto la sua comparsa il nuovo gruppo ultras ‘I Gobbi’. Fondatori del sodalizio di fan zebrati ci sarebbero alcune persone arrestate il 1 luglio scorso: Fabio Farina, Giuseppe Sgrò, Saverio e Rocco Dominello, questi ultimi, padre e figlio, ritenuti affiliati alla cosca di ‘ndrangheta Pesce-Bellocco di Rosarno.

Gli atri due figli di Saverio, infatti, Michele e Salvatore, sono già stati condannati in secondo grado per associazione mafiosa.

I dirigenti bianconeri coinvolti

Anello di congiunzione tra i presunti ‘ndranghetisti e la Juve darebbe stato Fabio Germani (indagato per concorso esterno), ex leader del gruppo ‘Arditi’, che avrebbe presentato Rocco Dominello ad alcuni dirigenti bianconeri al fine di ottenere biglietti gratuiti.

Biglietti che sarebbero poi stati rivenduti a prezzi gonfiati. Sospettato numero uno sarebbe il security manager Alessandro D’Angelo, fedelissimo di Andrea Agnelli, il quale, intercettato nel 2014, scriveva il gip Stefano Vitelli, “si lasciava scappare chiaramente come il bagarinaggio ufficioso tollerato da alcuni dirigenti venisse permesso in cambio della tranquillità tra tifosi e società”.

D’Angelo, secondo il magistrato, dimostrava un “rapporto di soggezione e sudditanza” nei confronti di Dominello quando lo rassicurava con un linguaggio paramafioso dicendo che “io voglio che voi state tranquilli e che noi siamo tranquilli e che viaggiamo insieme”. Sulla graticola rischia di finire anche l’amministratore delegato bianconero Giuseppe Marotta, anche lui sospettato dai giudici di avere regalato i preziosi ticket a Dominello. La posizione ufficiale della Juventus resta comunque quella espressa dal presidente Andrea Agnelli il 25 ottobre scorso: la Juventus “non ha mai offerto biglietti omaggio o alcuna regalia a gruppi organizzati”.