L'idea base di fermare il proliferare di bufale e notizie catalogate non attendibili lanciate sui social presentata dall'inventore di Facebook e dal vicepresidente, Adam Mosseri, sembrerebbe un'ottima risposta. Ma quello che non risulta tanto chiaro, stando alle rivelazioni del giornale inglese Daily Mail, sono i nomi di alcuni finanziatori del progetto di Zuckerberg. In cima alla lista appaiono cognomi e aziende importanti come soros, Gates, Google, Omidyar di eBay.
La domanda che l'autorevole quotidiano rivolge a tutti è se veramente si può considerare trasparente un'operazione dove uno dei finanziatori risulta essere il noto speculatore George Soros.
Cosa ne pensate?
Il progetto di Zuckerberg
Qualche giorno fa Mark Zuckerberg e il vicepresidente di Facebook Adam Mosseri hanno presentato un progetto con il quale si intende mettere fine alla fastidiosa disinformazione e il continuo aumento di siti e pagine web dove la bufala del giorno ha preso decisamente il sopravvento. Per conseguirlo c'è alla base l'idea di configurare un'apposita interfaccia atta a segnalare notizie considerate false o di dubbia provenienza, e successivamente affidare il traffico di queste informazioni alle organizzazioni di “fact-checking controllate da un noto istituto.
Il Poynter Institute
La struttura fondata nel 1975 ha il presunto obbiettivo di elevare il giornalismo e le notizie attraverso metodi e criteri propri chiamati International Fac-Checking Network.
Nel caso specifico controllerà il flusso di notizie segnalate dagli utenti ma senza cancellarle, si limiterà a bollarle come non affidabili o false al momento della condivisione.
Tuttavia, FoxNews ha rivelato che nel 2011 era stato Poynter a suggerire ai media il bisogno di minimizzare le migliaia di morti a opera del terrorismo islamico in modo di non seminare panico nei lettori.
Stessa disinformazione controllata da Poynter, si legge ancora nell'inchiesta condotta dal Daily Mail, vorrebbe anche sminuire le oltre 500mila morti assassinate nel mondo in varie circostanze.