Certo che alla fine del 2016 vedere lunghe file davanti alle mense della caritas fa molto riflettere. È proprio ciò che accade a circa 5 milioni di connazionali. Persone di tutte le età che giorno dopo giorno si vedono costretti ad attendere nell'impotenza più totale, accodati per accedere a un pasto caldo. A testimoniare la terribile realtà sono i tanti rapporti stilati. Dall'Istat alle varie comunità di volontari, dalle interrogazioni parlamentari alla stessa Caritas.

Un'infinità di inchieste giornalistiche coraggiose, come quella effettuata a Bologna da Niccolò Zancan della Stampa, che mettono in luce un calvario figlio di tante crisi, e non solo.

Dal ricco Veneto al più povero dei paesi del sud d'italia, tutta una nazione che piange quel che fu.

La crisi e sue vittime

La crisi economica, finanziaria, politica, morale, strutturale e chissà quale altra non demorde, sono passati molti anni dal fallimento della Lehman Brothers e di migliaia di aziende in tutto il mondo, e in Italia, ma a quanto pare la dura lezione non ha insegnato molto. Ma gli ex dipendenti continuano ad inviare curriculum ovunque, e molto spesso nessuna risposta.

Le vittime aumentano. Milioni di essere umani che hanno perso tutto; un lavoro magari ventennale, una casa di proprietà acquistata con grande sacrificio, gli amici, a volte il coniuge e i propri figli. Migliaia di lavoratori a riposo psicologicamente distrutti perché il mancato versamento dei contributi previdenziali da parte dell'allora datore di lavoro oggi corrisponde a una pensione minima o poco più.

E una moltitudine di esodati che purtroppo non sono né carne né pesce.

L'incredibile storia di Anna

Anna, nome di fantasia, è una signora di mezza età di Pordenone che vive, si fa per dire, con 220 euro al mese e ora si confessa al Gazzettino. Dopo una vita da dipendente che le ha permesso di accendere un mutuo, prova con un'attività in proprio dopo un periodo di cassa integrazione.

Le cosa vanno male, chiude e cerca lavoro. I pochissimi colloqui offerti si chiudono con la solita frase diventata un luogo comune: “Troppo vecchia. Oppure, troppo qualificata”. Il tempo passa e i debiti aumentano, intanto lava, stira e frega i pavimenti, però non basta. Non può permettersi di pagare il riscaldamento di casa e passa molte ore a riscaldarsi nella biblioteca comunale.

Salta un pasto e chiede aiuto, ma viene categoricamente rifiutato. Sapete perché? La signora Anna è considerata ricca, possiede un appartamento pagato al 50% e una vecchia motocicletta di un centinaio di euro.