A lavorare ogni tanto ci andava pure all’Agenzia Laore il 49enne quartese Vincenzo Bucca, quando non andava in piscina o in un chiosco del Poetto a prendere il sole. Almeno secondo tutte le prove (foto e filmati) messe insieme dagli abili investigatori della Guardia di Finanza di Cagliari che, su ordine della Procura cagliaritana, l’hanno indagato per truffa ai danni dello stato, peculato e falso in atto pubblico. Nei suoi confronti il Gip, Giuseppe Pintori, ha emesso un' ordinanza d’interdizione dai pubblici uffici con l’immediata sospensione dal lavoro.

L’impiegato – secondo l’accusa – utilizzava la scusa di dover andare a far visita alle aziende seguite dall’Agenzia Laore ma in realtà faceva tutt’altro per poi, puntuale come un orologio svizzero, ritornare in ufficio e timbrare allegramente il cartellino.

Non sarà semplice per gli uomini della Guardia di Finanza ricostruire tutte le ore 'marinate' dal lavoro. Ma si parla comunque – secondo le prime indiscrezioni – di centinaia di ore di lavoro pagate dalla Regione e trascorse magari al Poetto di fronte a una bibita ghiacciata. Poi – invece – quando il tempo non lo permetteva perché il sole non splendeva, il 49 enne timbrava il cartellino all’ora d’ingresso per poi materializzarsi a casa e passare il tempo necessario ad aspettare di ritimbrare il cartellino all’uscita del lavoro dove arrivava puntualissimo, spesso anche in anticipo.

Indagini certosine

Vincenzo Bucca è caduto nelle mani degli uomini della Guardia di Finanza circa quattro mesi fa, data in cui sono iniziati gli appostamenti degli investigatori delle Fiamme Gialle, dopo una segnalazione. I militari, armati di videocamera e macchina fotografica, hanno seguito il “furbetto” del cartellino per giorni e giorni riprendendolo mentre faceva la spesa durante gli orari di lavoro ma anche quando andava in piscina o, nel caso in cui ci fosse una bella giornata, azzardava anche una puntatina al Poetto dove trascorreva le ore – secondo l’accusa – a prendere il sole armato di telefono cellulare.

Le accuse

Ma questa sarebbe una delle tante infrazioni eseguite dal dipendente regionale che – sempre secondo l’accusa – utilizzava anche l’auto di servizio di proprietà della Regione che gli serviva per raggiungere una delle tante piscine che frequentava a Quartu Sant’Elena. Una frequentazione assidua e giornaliera che chiaramente gli impediva di andare a lavorare durante i suoi orari di ufficio e che lui giustificava – secondo l’accusa – con false attestazioni che poi venivano consegnate all’agenzia regionale che poi chiaramente pagava lo stipendio guadagnato in un bel chiosco del Poetto. Una truffa che sicuramente costerà molto cara al dipendente della Regione infedele.