Fa discutere l'iniziativa, certo animata da spirito profondamente cristiano, del parroco della chiesa madre di Grumo Appula, paesino del barese, balzato alla cronaca in questi giorni.

Don Michele Delle Foglie, a distanza di pochi mesi dall'uccisione di Rocco Sollecito, avvenuta in Canada, ha voluto rendere omaggio alla memoria dell'insigne esponente della criminalità organizzata canadese con una messa di suffragio che, secondo le intenzioni dell'intraprendente parroco, avrebbe dovuto avere luogo in forma pubblica oggi, 27 dicembre, alle ore 18,30, nella sua chiesa.

E, per rendere cospicua la presenza dei fedeli, ha pensato bene di invitarli con manifesti, su cui si leggeva:" Il parroco, don Michele Delle Foglie, spiritualmente unito ai familiari della vittima, residenti in Canada e con il figlio Franco, venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di una santa messa in memoria del loro congiunto".

Il boss da ricordare

Rocco Sollecito, originario di Grumo Appula, da anni residente in Canada, terra lacerata da contese e 'guerre' tra le varie cosche mafiose, era divenuto un personaggio di spicco nell'ambito del crimine organizzato, ma la sua popolarità ebbe termine lo scorso 27 maggio, quando fu freddato da vari colpi di arma da fuoco a Laval, nel Quebec.

La sua uccisione rappresentò una grave perdita per il clan Rizzuto, famiglia mafiosa tra le più potenti in Canada.

Il boss, che ora riposa in pace nella cittadina pugliese, mai dimenticato dai suoi familiari e da quanti lo stimarono, è balzato nuovamente agli onori delle cronache, grazie all'iniziativa di don Michele.

Lo scandalo

Immediata la reazione del questore di Bari, Carmine Esposito, che anche all'epoca dell'omicidio, ordinò che la salma di Sollecito, riportata a Grumo, non fosse onorata con funerali solenni, ma impose la celebrazione all'alba, per motivi di ordine e sicurezza.

Il questore ha vietato ogni cerimonia commemorativa ufficiale in onore di Sollecito e ha trovato la piena solidarietà dell'arcivescovo di Bari e Bitonto, mons.

Cacucci, il quale, in una lettera all'audace parroco, resa pubblica sul sito dell'arcidiocesi, ha evidenziato il grave scandalo creato dall'iniziativa di don Michele, peraltro del tutto arbitraria.

L'arcivescovo ha inoltre minacciato di 'assumere provvedimenti disciplinari', qualora il parroco non rispetti le norme giuridiche vigenti.

Alla luce di simili accadimenti viene da chiedersi se don Michele, nella sua veste di 'padre spirituale e pastore', come da lui stesso dichiarato, ricordi nella sua omelia commemorativa anche le tante vittime della mafia.