L’Unicef, la più grande organizzazione mondiale per l’infanzia, spegne 70 candeline. Un compleanno prestigioso costellato di importanti successi , a suggello di una avventura iniziata a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale con il nobile intento di portare aiuto a quei bambini che, proprio a causa del conflitto, stavano attraversando ogni tipo di sofferenza.
Da quel momento l’impegno è cresciuto e si è diversificato a causa dei problemi che, malgrado la fine della guerra, nel corso dei decenni si sono moltiplicati in ogni angolo del globo.
Stesso discorso per le energie e gli stanziamenti profusi. Dalle forniture di latte si è passati alle campagne di vaccinazione per la tubercolosi e la framboesia, la terribile malattia tropicale che porta perdita di peso, piaghe e febbre.
L’impegno costante ha inoltre legato il nome dell’UNICEF a quello di fondamentali campagne che hanno contribuito in modo decisivo a far sì che bambini di zone disagiate della terra, potessero avere a disposizione acqua potabile, istruzione, vaccini contro malaria e morbillo, diritto di esistere grazie alla registrazione delle nascite.
Innumerevoli le emergenze umanitarie a cui l’UNICEF, dalla propria fondazione, ha dato risposte ma il cammino è lungo e le prove da superare rappresentano la quotidianità.
Per tale ragione, come ha spiegato Anthony Lake, direttore generale dell’UNICEF, ‘Oggi, la nostra missione non è meno urgente o universale. Con così tanti bambini in grande difficoltà nel mondo, rinnoviamo il nostro impegno a garantire aiuti concreti per ogni bambino’.
Bambini sotto attacco, dal Medio Oriente al Nord Africa
Le parole di Lake arrivano in concomitanza, proprio in occasione del settantesimo anniversario dell’UNICEF, dell’ennesimo report sull’infanzia in merito alle condizioni di assoluta povertà e disagio, patite dai bambini che vivono in quelle zone, tra Medio Oriente e Nord Africa, martoriate da anni di conflitti.
Il dato più allarmante arriva dalla Siria dove l’emergenza, nel giro di pochi anni, è cresciuta a livello esponenziale.
Quasi 8 milioni e mezzo di bambini siriani, secondo l’ultima informativa, necessitano di acqua, cibo e un posto sicuro dove stare. Solo nel 2012 il loro numero era di 500.000. Stesso discorso per Sudan, Libia, Palestina, Yemen ed Iraq, dove a peggiorare il quadro, oltre ai problemi di malnutrizione ed esposizione a malattie, vengono segnalate innumerevoli violazioni dei diritti dell'infanzia.
‘Questi dati così tristi nel nostro 70° anniversario –ha dichiarato Geert Cappelaere, responsabile UNICEF per Nord Africa e Medio Oriente- dovrebbero essere un campanello d'allarme urgente al mondo per lavorare maggiormente affinché ogni bambino in tutto il Medio Oriente e in Nord Africa possa sopravvivere, crescere e raggiungere il pieno potenziale’.