Legato con le corde utilizzate per il salto e preso a frustate davanti a tutti. Così è stato ridotto un ragazzo marocchino iscritto alla Scuola media Petrarca di Padova, vittima dell'ennesimo episodio di bullismo (e razzismo) in Italia. L'incresciosa vicenda si è verificata venerdì 27 gennaio: durante l'ora di educazione fisica, mentre gli altri compagni di classe erano impegnati a giocare e a fare attività fisica, tre ragazzi, approfittando di un attimo di distrazione dell'insegnante, hanno deciso di dare una "lezione" al ragazzino già preso di mira da tempo.

Immobilizzato con le corde della scuola

Approfittando dell'ora di educazione fisica, quando c'è più trambusto tra chi gioca col pallone, chi fa esercizi e chi si concede semplicemente un attimo di relax, con il docente impegnato a controllare i numerosi alunni, tre studenti dell'istituto Petrarca di Padova hanno ben pensato di perseguitare e umiliare un compagno di classe di colore. Gli hanno teso un vero e proprio agguato, lo hanno bloccato e hanno cominciato ad immobilizzarlo con le corde della scuola, ovvero quelle che si usano per fare sport. Fatto ciò, i tre bulli hanno lasciato cadere a terra la loro vittima, prima di cominciare a colpirla con altre corde, trasformate per l'occasione in vere e proprie fruste per umiliare il malcapitato.

Mentre i giovani aguzzini si divertivano nel fustigare l'alunno marocchino, pare che altri compagni di scuola, sorpresi e scioccati di fronte a quella vista, siano rimasti immobili per la paura e lo sconcerto.

Quando si è accorto di quanto stava accadendo, l'insegnante si è precipitato per porre fine a quella terribile umiliazione e, naturalmente, ha avvisato i colleghi e il preside di quanto accaduto.

Immediatamente sono stati convocati tutti i genitori per decidere il da farsi e i provvedimenti da prendere nei confronti dei bulli.

Il ragazzo era stato preso di mira da tempo

I tre alunni della scuola Petrarca nel padovano sono, in realtà, dei recidivi. Infatti già da un anno avevano preso di mira quello studente di colore e musulmano, macchiandosi di un primo episodio di bullismo.

In quell'occasione gli sottrassero il telefonino e, dopo essere riusciti ad accedere al suo profilo Facebook, scrissero testuale messaggio: "Sono gay e voglio dirlo a tutti". Anche allora si discusse su eventuali provvedimenti da prendere nei confronti dei ragazzi ma, evidentemente, se nell'arco di 12 mesi hanno continuato a perseguitare il compagno di classe, non deve essere stato fatto granché.

Proprio tenendo conto di questi precedenti, molti genitori ritengono che la proposta di punire i bulli con un 6 in condotta sia troppo lieve e che si dovrebbe intervenire con maggiore decisione e severità.