Nonostante il freddo e il vento, ieri, sabato 14 gennaio, i cittadini baschi sono scesi a migliaia per le vie di Bilbao. A distanza di oltre cinque anni dalla dichiarazione del 20 ottobre del 2011, quando l'ETA (acronimo di 'Euskadi Ta Askatasuna', letteralmente 'Paese Basco e Libertà') abbandonò la lotta armata, la manifestazione ha ribadito lo stesso copione degli ultimi anni, ponendo come nocciolo della questione lo spostamento dei prigionieri politici nei penitenziari presenti sul territorio basco e della Navarra (e permettere loro di ritrovarsi più vicino ai propri famigliari) e il rispetto dei loro diritti.
L'annuale marcia, ormai consuetudine nella città capoluogo della provincia di Biscaglia, è stata organizzata dalla rete cittadina SARE e appoggiata dai principali enti autonomisti, quali i radicali dello 'EH Bildu' e 'Podemos' e i sindacati 'ELA' e 'LAB'.
Assenti, a differenza delle ultime edizioni, le principali istituzioni basche, inclusi i verticii del partito nazionalista basco (PNV, Partido Nacionalista Vasco), che hanno suscitato non poche critiche, come afferma il portavoce del partito di estrema sinistra SORTU, Arkaitz Rodríguez: "se i rappresentanti del PNV e del governo basco fossero stati presenti alla marcia, saremmo molto più prossimi alla conclusione del fenomeno di dispersione dei prigionieri dell'ETA".
Diritti umani, risoluzione e pace
Lo slogan presente sulla bandiera che ha guidato i manifestanti, capeggiati da due colonne di famigliari dei prigionieri, racchiude in sé qualcosa in più delle ragioni dell'annuale manifestazione. L'ETA, infatti, ha sì messo fine all'attività armata, ma è quanto mai agguerrita dal punto di vista politico e lotta soprattutto per l'ottenimento della pacificazione del conflitto.
Fondata nel 1959 come associazione studentesca clandestina col fine di propugnare l'indipendentismo basco, viene ancor oggi considerata matrice di terrorismo da parecchi stati e istituzioni internazionali, tra i quali la Spagna e la Francia per ovvie ragioni (vale la pena ricordare che 'Euskal Herria', lo stato socialista obiettivo dei separatisti, comprenderebbe sette provincie, tre attualmente facenti parte della comunità autonoma spagnola dei Paesi Baschi, la Navarra e le tre presenti nel sud-ovest del territorio francese), nonché l'Unione Europea e gli Stati Uniti.