Fa davvero venire i brividi l’email inviata da Bruno Di Tommaso, l’amministratore unico dell’hotel rigopiano al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, alle sette di mattina dello scorso 18 gennaio, solo undici ore prima che la valanga spazzasse via l’albergo. Un grido d’allarme che è rimasto inascoltato, anche perché in quei momenti le autorità erano sommerse da richieste di aiuto, ma che letto ora getta un’ulteriore ombra sulla vicenda. Le domande sono sempre le stesse: la macchina dei soccorsi si poteva muovere prima?

La tragedia era evitabile? Una questione sorta subito dopo aver saputo del ritardo con cui è stata presa in considerazione la prima richiesta d’aiuto, ad opera di Quintino Marcella inizialmente non creduto dai vari addetti dei numeri di emergenza – quando aveva raccontato delle chiamate ricevute subito dopo la catastrofe dal suo amico Giampiero Parete, uno dei superstiti: un’ora e mezza persa perché si pensava di avere a che fare con un millantatore.

La richiesta d’aiuto

Per ultima arriva questa email dal testo spaventoso, se letto col senno di poi. Di Tommaso esordisce spiegando che “la situazione è diventata preoccupante” nell’albergo, in quel momento con 12 camere occupate: due metri di neve, i telefoni ormai fuori servizio e il gasolio necessario per alimentare il gruppo elettrogeno in via di esaurimento.

L’amministratore racconta che, nonostante i tentativi per tranquillizzarli, i clienti “terrorizzati dalle scosse sismiche hanno deciso di stare all’aperto” pronti anche “a trascorrere la notte in macchina”, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate. La lettera si chiude con la richiesta di un intervento urgente. Purtroppo la turbina, necessaria per liberare la strada, non arriverà mai.

La turbina non utilizzata

Infatti quello del reperimento della turbina è un altro degli aspetti su cui far luce della vicenda: si sa che per tutta la giornata del 18 si è cercato di far arrivare in zona una di queste macchine in grado di liberare le strade: verso le 13 se n’è trovata una a Rieti, ma che non ha mai fatto in tempo ad essere portata nel luogo della slavina.

Nelle scorse ore si è scoperto che un analogo mezzo dell’Anas, in funzione sulla statale 81, era stato dirottato per l’emergenza in numerose strade locali dei comuni vicini a Farindola. Addirittura è stato utilizzato a 20 chilometri di distanza dall’Hotel Rigopiano, ma purtroppo per un difetto di comunicazione, chi cercava una turbina da dirottare sulla strada dell’albergo non è stato informato della sua presenza. Un’altra delle inefficienze che purtroppo accompagnano la storia di questa orrenda sciagura.