La strategia del Cremlino allarga i propri orizzonti e raggiunge il Nord Africa. Khalifa Haftar, comandante dell'esercito di Tobruk, è stato ospite a bordo della portaerei Kuznetsov. L'ufficiale libico è arrivato, probabilmente, a bordo di un elicottero della Marina Militare di Mosca, nel corso della fase di rientro dell'ammiraglia della flotta navale russa. La nave era stata inviata mesi fa nel Mediterraneo, nell'ottica di un potenziamento delle azioni militari russe ad Aleppo a supporto dell'esercito siriano. Ora che la città è stata riconquistata dalle truppe governative di Damasco, sta facendo ritorno in Russia.

Non è la prima volta che il generale Haftar incontra gli esponenti del Cremlino, lo scorso novembre, infatti, si era recato a Mosca dove era stato ricevuto dal ministro degli esteri, Sergej Lavrov. Nella circostanza, l'ufficiale libico aveva chiesto "sostegno militare" al suo esercito.

I timori del governo libico

In videoconferenza con il ministro russo della difesa, Sergej Shoigu, Haftar ha incentrato la discussione sulla lotta al terrorismo jihadista. Non si tratta comunque di un segnale positivo per il governo di Fayez al-Serraj, l'esecutivo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dalle Nazioni Unite. Il generale Haftar disconosce, come noto, la legittimità del governo al-Serraj con il quale dalla scorsa estate ha ripreso lo scontro militare.

Tripoli ha aperto un traballante negoziato con Tobruk, con lo scopo di raggiungere un'intesa con la Cirenaica attualmente sotto il controllo delle forze armate di Haftar. Quest'ultimo ha dettato le sue condizioni, vuole un ruolo di futuro leader dell'esercito libico riunificato senza alcun controllo dell'autorità politica. Richiesta che, ovviamente, è stata respinta da al-Serraj.

L'avvicinamento di Tobruk a Mosca preoccupa non poco il governo libico che vede sfumare rapidamente le speranze di un accordo con la controparte.

Libia sempre più divisa

Per certi versi, la situazione libica somiglia a quella siriana. La guerra civile, infatti, rischia di trasformarsi in uno scacchiere tra l'Occidente e la Russia.

In questo caso c'è da sottolineare l'assenza degli Stati Uniti che, a differenza di quanto accaduto in questi anni in Siria, non hanno mai espresso una posizione chiara sulla Libia. La visita di Haftar sulla portaerei russa segue di poche ore l'apertura dell'ambasciata italiana a Tripoli, chiaro segnale del sostegno del governo Gentiloni e dell'Unione Europea all'esecutivo in carica. Sull'altro fronte si cerca invece la vicinanza politica di Mosca: le due fazioni, pertanto, invece di consolidare i negoziati stanno cercando 'protezioni politiche' differenti. La strategia di Vladimir Putin sembra chiara, così come in Siria dove l'intervento militare diretto ha rafforzato la posizione del presidente Bashar al-Assad, anche in questo caso si punta a favorire un governo presieduto da Khalifa Haftar - che avrebbe tra i suoi alleati anche il vicino Egitto di Al Sisi - alla guida della Libia.

Difficile che questa eventualità sia accolta con favore dall'ONU, il rischio in questo caso è di dividere il Paese.

La lunga parabola di Khalifa Haftar

Khalifa Haftar, 73 anni, fu uno degli ufficiali di Gheddafi durante la guerra tra Libia e Ciad (1978-1987) ma in seguito fece parte di una forza speciale finanziata dagli Stati Uniti per rovesciare il regime di Tripoli. Imprigionato nel 1987, venne rilasciato tre anni dopo e, successivamente, trascorse quasi vent'anni negli USA. Rientrato in Libia nel 2011 per sostenere l'insurrezione contro Gheddafi, è stato protagonista nel 2014 di un tentato golpe a seguito del quale era stato occupato il palazzo del parlamento a Tripoli. Il 17 dicembre del 2015 era stato sottoscritta l'intesa, tra Tripoli e Tobruck, per la formazione del nuovo governo di accordo nazionale. Lo scorso 22 agosto però la fazione di Haftar ha negato la fiducia al governo al-Serraj, iniziando nuove operazioni militari contro le forze di Tripoli.