Dai ghiacci dell'Antartide si sono spesso staccati Iceberg più meno grandi, ma quello che sta per accadere in questi giorni è davvero una assoluta novità per le sue impressionanti dimensioni. La grande spaccatura si era già notata qualche mese fa, ma ora pare che tutto si stia terribilmente accelerando.

L'enorme spaccatura ha una lunghezza di 80 Km. Per rendere l'idea potremmo paragonare le sue dimensioni allo stato americano del Delaware. Gli scienziati dell'Università di Swansea in Galles, che si stanno occupando del progetto Midas, sono in allarme e seguono di ora in ora l'evolversi della situazione.

Secondo gli studiosi, il distacco dell'enorme iceberg prelude una più ampia spaccatura di una delle tre piattaforme glaciali situata a nord del mare di Weddell, e precisamente la piattaforma di Larsen C che si estende da capo Longing all'isola di Hearst.

I mari terrestri aumenterebbero di 10 centimetri

Il gigantesco iceberg potrebbe finire nel mare al largo dell'Antartide e in questo caso si verificherebbe un aumento del livello dei mari terrestri di almeno 10 centimetri. Su questa eventualità, però, gli scienziati non si sbilanciano. La piattaforma glaciale Larsen C era considerata abbastanza stabile, ora la perdita di un pezzo di quella dimensione, lascerà il resto della piattaforma molto più vulnerabile e facile quindi a rotture future.

La funzione di Larsen C, che ha uno spessore di circa 350 metri e galleggia sul mare ai margini di Antartide occidentale, è anche quello di rallentare il flusso dei ghiacciai più piccoli.

Gli esperti seguono il crack da molti anni

I ricercatori stanno seguendo il crack di Larsen C da molti anni, soprattutto dopo il crollo della piattaforma di ghiaccio Larsen A (nel 1995) e la rottura improvvisa della piattaforma Larsen B (nel 2002).

Nel dicembre dello scorso anno, la profonda crepa ha accelerato la sua crescita, tanto da aumentare di 18 chilometri in appena un paio di settimane. Per ora la separazione definitiva dell'enorme iceberg dal continente antartico è legata ad un 'filo' di soli 20 chilometri di lunghezza.

La spaccatura è larga circa 100 metri, ma è stimata essere solo la metà di quella presente in profondità.

Del fatto che la frattura definitiva si verifichi entro breve tempo è certissimo il professor Adrian Luckman (Università di Swansea), che definisce la rottura inevitabile. Possibile causa delle fratture nella zona antartica il riscaldamento globale, ma gli studiosi non ne hanno l'assoluta certezza.