A Bologna i fatti si sono succeduti con una scansione tipica del movimento studentesco degli anni settanta. La protesta dei collettivi studenteschi viene innescata la mattina di giovedì 9 febbraio, in seguito alla costruzione dei tornelli per l'accesso alla biblioteca universitaria di via Zamboni. Il giorno dopo la protesta sfocia in strada. In ambedue i contesti ci sono state cariche della polizia. Ad Ankara invece, venerdì 10 febbraio, docenti e studenti insieme hanno inscenato una manifestazione dentro l'Ateneo per protestare contro le epurazioni del governo Erdogan nei confronti degli insegnanti.
I collettivi studenteschi contro tutti
Sono stati raccontati da tutti gli organi d'informazione nazionali i fatti degli ultimi giorni accaduti all'Università di Bologna. Il motivo della "rivolta" dei collettivi studenteschi sono stati i tornelli trovati davanti alla Biblioteca universitaria di via Zamboni, smontati dagli stessi studenti, dato che simbolicamente l'idea che l'Università sia comparabile ad uno stadio o a qualsiasi altro luogo dove necessiti una situazione securitaria, per loro è inaccettabile: si sono quindi barricati dentro. Fatto sta che la polizia in tenuta antisommossa è entrata mettendo a soqquadro l'edificio e manganellando gli studenti che protestavano. Poi il corteo del giorno dopo per le strade della zona universitaria, dal sapore anni settanta, quando piazza Verdi era il centro della contestazione studentesca.
Così, ancora piazza Verdi. Lì un cordone di polizia aspettava i giovani dei collettivi che sono stati caricati con violenza. Tre gli arresti fra i ragazzi. Ad un certo punto un gruppo di protestatari si è frapposto tra la polizia ed il cordone degli studenti con chitarre, libri e canzoni. Poi il corteo si è allungato verso il centro.
L'aspetto antropologicamente interessante di questa vicenda è che come negli anni settanta le istituzioni e i mass media hanno imbastito la loro narrazione sottolineando l'estraneità e l'avversione della città nei confronti degli studenti protestatari. Infatti su Internet è scattata una raccolta di firme contro i collettivi studenteschi fatta dai loro colleghi, dove vi è stata una vera e propria dissociazione culturale prima che politica: chi ha parlato di 1500 firme chi di 1800 chi addirittura di 5000...
Come far tacere i docenti
Di diverso tono la protesta nell'Ateneo di Ankara, una delle università più antiche della Turchia, dove studenti e docenti insieme hanno inscenato una protesta per contestare i procedimenti di epurazione degli accademici da parte del presidente sultano Erdogan: 330 in un unico decreto fatto scattare pochi giorni prima. Epurazioni partite all'indomani del tentato golpe e non si sono più fermate.I docenti si sono tolte le loro toghe che hanno gettato per terra. Dopo di che sono iniziate le cariche e 12 persone sono state arrestate. Fino ad adesso sono cinquemila i docenti universitari rimossi dai loro incarichi. I rappresentanti delle opposizioni hanno spiegato questo ultimo decreto di espulsione dei docenti come una fase preparatoria del referendum costituzionale del 16 aprile, per cambiare il sistema in presidenzialista, finalizzato a far acquisire ad Erdogan un potere immenso senza contrappesi parlamentari. Qualsiasi voce di opposizione o critica alle posizioni del regime è considerato pericoloso per le sorti del referendum e i docenti universitari sono tra quelli più sotto osservazione.