Le mafie sono "una grande questione nazionale". Così, ieri, il ministro dell'Interno, Marco Minniti, a Palermo, nel corso dell'iniziativa "Contro le mafie: a che punto siamo", promossa presso la Scuola delle Scienze giuridiche ed economico-sociali dell'Università. Tali fenomeni hanno "una capacità d'infiltrazione" che supera i confini delle regioni di provenienza. E non esiste un territorio che possa definirsi "impermeabile", un dato di fatto che è ampiamente suffragato dalle indagini degli ultimi tempi.
Costruire regole che impediscano alle mafie di condizionare il sistema
Minniti ha aggiunto che nell'attività di contrasto spetta a "una politica degna di questo nome" il compito di "costruire" regole che non consentano alle mafie di condizionare, direttamente o indirettamente, il sistema, senza attendere "che sia la magistratura a farlo". In tale contesto, anche l'Anac, che è l'Autorità nazionale anticorruzione, diretta da Raffaele Cantone, che ha partecipato all'evento, assume un ruolo di primaria importanza essendo una delle "infrastrutture fondamentali" del Paese, un vero e proprio "elemento cruciale", ha affermato Minniti, nella lotta alla corruzione.
Quale situazione oggi?
L'azione di contrasto condotta dallo Stato, ha evidenziato il ministro Minniti, ha fatto registrare un bilancio "straordinario", perchè "la famosa commissione di cosa nostra" può dirsi "interamente al 41 bis".
Inoltre, molti capi della camorra sono già in carcere. Anche l'elenco di quelli liberi riconducibili alla cosiddetta 'Ndrangheta "è diminuito drasticamente". Intervenendo al dibattito, Minniti ha definto positivo non solo il bilancio degli arresti, anche quello riguardante l'aggressione ai beni dei mafiosi. Il titolare del Viminale si è soffermato pure sulla necessità di "un incontro" tra la "risposta dello Stato" e un forte "movimento popolare contro le mafie".
'Si può fare di più'
Fondamentale è il rifiuto del voto di mafia. Ha "un elemento di fragilità" una democrazia "in cui il voto è condizionato". Per Minniti, lo Stato deve continuare a fare la propria parte, come ha fatto finora, ma contemporaneamente va costruita una cultura antimafia che sia "credibile e radicata". Tutte le mafie si possono sconfiggere, ma il raggiungimento di questo obiettivo dipende anche "dalla possibilità di tenere insieme", con determinazione, "la capacità dello Stato" e "la reazione della gente".
Su questo fronte, Minniti è convinto che si possa "fare di più".
Le analisi moderne
La mafia, prima ancora che un'organizzazione criminale, è considerata dalle analisi moderne, condivise a più livelli, un "sistema di potere" fondato soprattutto sul "consenso sociale" e sul "controllo sociale" che ne scaturisce. Il fenomeno è diffuso in quasi tutti gli Stati del mondo, spesso assumendo caratteristiche e connotazioni proprie. Leonardo Sciascia, poeta e scrittore siciliano, scrisse: "La più completa ed essenziale definizione che si può dare della mafia, crediamo sia questa: la mafia è un'associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato".