Marine Le Pen come Donald Trump attacca il sistema dell'informazione. Sembra un copione fisso che chi studia da presidente o lo è diventato da poco, reciti per accreditarsi ai propri sostenitori. Stessi toni, stessa veemenza ed intransigenza, Marine Le Pen candidata alla presidenza della Francia e data per favorita nei sondaggi al primo turno, inoltrandosi nella campagna elettorale adotta lo stile Trump. Attacca tutti, a comiciare dai media.

Marine Le Pen, prove generali da presidente

Dal palco nel palasport Zenith di Nantes, Marine Le Pen infiamma la platea con i temi forti del suo repertorio: ce n'è per tutti, ma l'invettiva più violenta la riserva ai media: la gente non si fida più del sistema dell'informazione.

"I giornali hanno perso la fiducia del popolo che legittimamente va su Internet per informarsi", dice. Passaggio del discorso poi twittato sul suo account.

"I media hanno scelto il loro campo, fanno una campagna isterica per il loro favorito Emmanuel Macron, inveisce dal palco di Nantes. E aggiunge: "Urlano per la libertà di stampa quando li si critica, lamentano di aver perso la fiducia del popolo che si rivolge a Internet". Il suo attacco ai giornalisti arriva proprio quando il presidente Trump ha dichiarato guerra aperta alla stampa americana rifiutandosi di partecipare alla tradizionale cena con i corrispondenti della Casa Bianca.

In gioco c'è anche il tentativo di screditare Macron che secondo i sondaggi potrebbe sconfiggerla al secondo turno.

Marine Le Pen e Donald Trump, quasi gemelli separati alla nascita

Il repertorio pare quello con cui, da quando è sceso in politica e ancora a campagna elettorale finita, da presidente, Trump si è fatto conoscere su scala planetaria: attacchi ai giudici, agli avversari politici, alla stampa; difesa della nazione e dei confini patri; esercito più forte, polizia più armata per un Paese forte, potente e indipendente.

Parla Marine e sembra di sentire Donald. Marine aggiunge solo l'azzeramento dei trattati europei e si concentra anche sulla difesa dei patrioti, nel caso specifico i sostenitori che, diretti a bordo di pullman al comizio di Nantes, sono stati presi di mira con un fitto lancio di sassi da contestatori.

Inchieste in corso e attacchi alla stampa, somiglianze

Per la prima volta in Francia una campagna elettorale per le presidenziali è scandita dalle inchieste giudiziarie. E più imperversa una bufera giudiziaria, più si inasprisce l'attacco all'informazione. Se emergono le inchieste, la colpa è dei giornalisti, non di chi le produca. Stessa modalità ha riguardato anche l'altro candidato presidenziale Fillon che, travolto dal 'Penelopegate', ha attaccato il giornale che l'ha svelato.

Nel caso di Marine Le Pen, l'attacco alla stampa si acutizza: c'è di mezzo non solo la vicenda a proposito di incarichi fittizi degli assistenti parlamentari a Strasburgo, a Catherine Griset, suo capo di gabinetto ed ex cognata, e alla guardia del corpo Thierry Légier, anche lui promoso assistente parlamentare.

E' esploso anche il caso di Frédéric Chatillon, uomo chiave delle campagne elettorali BlueMarine. La leader del Fronte nazionale risponde attaccando i media e sfidando la magistratura: convocata come testimione, invoca una 'tregua' elettorale sulle inchieste e comunque annuncia che non si presenterà nelle aule giudiziarie fino a elezioni concluse. Atteggiamento che il ministro della Giustizia Jean-Jacques Urvoas, ritiene privo di giustificazione.

Dall'altra parte dell'oceano, Donald Trump, più che in imbarazzo per il cosiddetto Russia gate e i presunti contatti con Mosca per vincere le elezioni, prima ha goffamente tentato di neutralizzare la stampa, poi è passato ad attaccarla definendola disonesta e bugiarda.

E come Trump anche Le Pen per far dimenticare le inchieste sposta l'attenzione sul repertorio che l'ha resa riconoscibile: "ripristineremo le frontiere nazionali, la Francia ai francesi" arringa la platea: E pare di vedere altri muri, non solo quello annunciato al confine col Messico.