Le foto "rubate" alla giornalista sportiva di Sky Diletta Leotta sono diventate materiale di indagine in un'inchiesta aperta dalla Procura di Milano: le immagini e i video privati della bella reporter erano stati hackerati a settembre, come denunciato dalla stessa Leotta. Erano state poi diffusi su Internet e, in poche ore, erano state condivisi e postati in Rete, ma si trattava di immagini private che Diletta aveva salvato sul Cloud, la memoria virtuale del suo iPhone. Inutile aggiungere che le immagini e i filmati erano poi finiti al pubblico ludibrio online, trattandosi di foto molto private e intime, con tanto di commenti salaci e spinti; il tutto proprio nei giorni in cui sui media rimbalzava la notizia della ragazza napoletana suicida per un suo video hard diffuso sul Web.

"E' stata una gravissima violazione della privacy - aveva dichiarato a caldo la giornalista sportiva - sono molto amareggiata e indignata, oltre che pronta a gestire questa incresciosa vicenda".

L'inchiesta

L'inchiesta è partita a seguito della denuncia presentata dalla stessa Leotta alla Polizia postale; il reato adesso ipotizzato dai pm sarebbe quello di accesso abusivo al sistema informatico, punito con un massimo di tre anni di detenzione. Al momento, comunque, sembra non esserci nessun indagato. "Il suo pensiero è adesso rivolto alle ragazze più giovani - aveva anche sottolineato a suo tempo l'ufficio stampa della Leotta cercando di condividere la brutta esperienza come un monito a non diffondere determinate immagini private - chiunque distribuisce, magari anche solo con leggerezza, una foto intima di un amico, una fidanzata o una ex senza chiedere il suo consenso, deve sapere che commette un reato.

Questo è un aspetto che tutti i giovani devono tenere a mente perché una condivisione di immagini su WhatsApp o sui social, che non hanno sistemi di sorveglianza sui materiali che transitano su di loro, diventa poi incontrollabile e senza possibilità di ritorno. In questi casi, la prima cosa da fare è denunciare subito tutto alla polizia".