Sono giorni decisivi per lo sviluppo della guerra civile yemenita, con le truppe della Coalizione, guidata dai sauditi, che ricevono il supporto di Al Qaeda per liberare le città occidentali del Paese dall'occupazione dei ribelli Houthi, roccaforti strategiche dell'ex presidente Alī Abd Allāh Ṣāleḥ che permettono il controllo del traffico marittimo che dall'Oceano Indiano si collega al Mar Mediterraneo, in particolare grazie alla città di Mocha.

Il battibecco mediatico

In verità già il 10 Febbraio i militanti pro-presidente Hadi avevano annunciato il pieno controllo dei centri abitati con relativi attacchi alle flotte nemiche, tra cui un'unità della marina statunitense.

Pronta la smentita da parte di Hezbollah e dei ribelli Houthi, con conseguente inasprirsi dei combattimenti.

L'offensiva su Mocha è stata guidata dai sunniti di "Resistenza del Sud", cartello miliziano supportato dai sauditi. Questo attacco fa parte di un operazione che ha portato alla conquista di tutta la provincia yemenita di Taiz, roccaforte situata a 1.400 metri d'altitudine e a circa un ora di viaggio da Mocha. Proprio dal capoluogo yemenita giungerebbero le notizie secondo cui i sunniti si sarebbero uniti ad AQAP (Al Qaeda nella Penisola Araba) ed abbiano provato vari assalti nella speranza di espellere gli Houti dall'area urbana.

Aree politiche e volere popolare

Il punto cruciale di questo conflitto è la difficile individuazione dei nidi militari nemici.

Se pensiamo alla sola Aden, ex capitale dello Yemen del Sud, notiamo che c'è una prevalenza delle forze pro-Hadi, ma comunque non mancano gli scontri interni, facendo capire come sia l'anarchia totale a farla da padrone.

Lo Yemen non è mai stata una nazione unita, ma mentre in passato c'era una demarcazione netta delle aree di Yemen del Nord e Yemen del Sud, ora la situazione è completamente diversa.

In questo conflitto a farne spese sono stati soprattutto i civili con i bombardamenti di scuole, ospedali ed altri siti civili.

Secondo le fonti ONU le vittime, dal 2015 ad ora, sarebbero oltre le 9.300, di cui 2.200 bambini. Finora nessuno sembra essere interessato ad intervenire o porre fine al conflitto, dato l'ormai palese sovvenzionamento che nazioni occidentali come Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia danno all'Arabia Saudita sotto forma di soldi ed armamenti.