Nello Yemen è in corso una guerra civile che coinvolge l'esercito governativo, i ribelli sciiti houthi, i miliziani di Al Qaeda e una coalizione di paesi arabi formati da Baharain, Quwait, Katar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Marocco e Sudan, tutti guidati dall'Arabia Saudita.

Lo Yemen nel silenzio dei media

Lo Yemen è uno dei paesi più poveri del mondo. Le ragioni del conflitto ricadono sul fatto che su richiesta del Fondo Monetario Internazionale il Governo smette di elargire sussidi per il carburante.Così i prezzi salgono alle stelle, l'inflazione aumenta a dismisura e scoppia una protesta guidata dagli houthi, gruppo shiita sostenuto dall'Iran.

La rivolta degenera in uno scontro armato.

Settembre 2014 - I ribelli houthi, alleati del partito dell'ex Presidente Ali Abdullah Saleh, conquistano gran parte della città di Sana'a, già capitale dello Yemen del nord, ora capitale dello Yemen riunificato.

Gennaio 2015 - Gli houthi assaltano il palazzo presidenziale emettono agli arresti domiciliari il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi.

Febbraio 2015 - Il presidente Hadi fugge nel sud dello Yemen e gli houthi nominano un consiglio presidenziale. Intanto il popolo manifesta in tutto il paese per chiedere agli houthi di ritirarsi. Così la coalizione guidata dall'Arabia Saudita, appoggiata anche da alcuni paesi occidentali quali USA, Regno Unito e Francia, lancia una campagna militare contro i ribelli houthi.

Il presidente Hadi fugge in Arabia saudita.

Luglio 2015 - Oltre 21 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Novembre 2015 - Il presidente Hadi ritorna nello Yemen ed è confinato nel palazzo di Aden.

Aprile 2016 - Il Quwait apre un negoziato tra i due fronti promosso dalle Nazioni Unite. Intanto comincia la quarta tregua da marzo 2015.

Ciò nonostante il conflitto continua. E mentre si celebra un funerale, l'Arabia Saudita provoca la morte di 140 persone con un attacco aereo. Stati Uniti e Regno Unito chiedono una tregua e un cessate il fuoco senza condizioni. Un cessate il fuoco di 72 ore viene fissato a partire dalla mezzanotte del 19 ottobre. Ma dopo la fine della tregua riprendono i combattimenti.

Il 14 novembre 2016 i ribelli houthi dichiarano che sono pronti a smettere di combattere e a sostenere un Governo di unità nazionale. Così il 19 novembre l'Arabia Saudita indice unilateralmente una tregua di 48 ore. Ma il cessate il fuoco viene violato sia dai ribelli che dalle forze governative. La tregua non viene prolungata e così il paese resta diviso tra gli houthi che controllano il nord e le forze governative il sud.

La nota dello Human Rights Watch

In una sua nota lo Human Rights Watch, afferma che gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e altri paesi occidentali, tra cui anche l'Italia, dovrebbero sospendere la vendita di armi all'Arabia Saudita, almeno fino a quando smetterà i suoi attacchi aerei illegali nello Yemen.

Inoltre segnala anche gravissime violazioni del diritto internazionale da parte delle forze armate saudite, leader della coalizione. Ma forse proprio uno dei motivi per cui questa guerra continua senza sosta a provocare ancora delle vittime innocenti è lo smercio delle armi. Un affare di molti miliardi di euro.