E' terribile il bilancio della strage provocata da un camion bomba in un mercato di Mogadiscio, nella martoriata e spesso dimenticata Somalia. Sono 35 i morti, fra i quali purtroppo anche donne e bambini, oltre ad una quarantina di feriti le cui condizioni sono tutte da verificare.
Il sospetto, secondo le indagini, è che il mercato non fosse il vero obiettivo dell'attentato, visto che in zona non vi sono né edifici governativi, né altri obiettivi sensibili, di solito presi di mira dai terroristi.
Non ci sono nemmeno installazioni militari nel quartiere di Wadajir, spesso attaccati dal gruppo islamista di Al Shabaab, ritenuto dall'autorità come responsabile principale dell'attentato che per ora non è stato rivendicato ancora da nessuno.
Somalia, una nazione senza pace
Negli ultimi 16 anni sono ben 14 i governi falliti in Somalia ed anche il recente nuovo corso non è partito sotto buoni auspici. La nomina del nuovo presidente Abdullahi Famajo è avvenuta sotto l'occhio vigile dell'Unione Africana, prendendo il posto di Hassan Sheikh Mohamud, ennesimo tentativo di pacificare un paese dal lontano 1991, quando cadde il governo di Sayd Barre.
Le cause di così tanta instabilità sono molteplici e passano da un passato coloniale, da divisioni etniche, odio religioso che sembra non poter mancare mai da nessuna parte ed ingerenze straniere alla ricerca di guadagni facili dalle situazioni di tensione all'interno di paesi in chiara difficoltà politica.
Governo e democrazia sono due parole sconosciute alla Somalia che ha visto cominciare il suo calvario dal 1960 in avanti dove le tensioni per alcuni territori con la confinante Etiopia, diedero il via ad una guerra devastante che fece perdere alla nazione africana anche l'appoggio dell' ex Unione Sovietica.
In mezzo al caos più totale Barre, che era andato al potere con un colpo di stato, fu costretto a fuggire da Mogadiscio e da lì in avanti scoppiò un'infinita guerra civile con il paese diviso fra il ricco business man Alì Mahdi Mohamed ed il signore della guerra Mohammed Farah Aidid.
Solo nel 1992 furono dichiarati oltre 350.000 morti fra i somali e l'Onu decise di assegnare il compito di riportare la pace agli Stati Uniti con la missione "Restoring Hope".
La situazione non migliorò se non con il tentativo del Gibuti di portare ad una tregua provvisoria, fallito a causa delle ostilità fra le parti con il mondo arabo che sosteneva la coalizione di Mogadiscio e Kenya ed Etiopia dalla parte delle milizie anti islamiche.
Somalia, non solo la guerra
Il presidente Abdullahi Yusuf Ahmed ed il primo ministro Ali Mohammed Ghedi, in carica dal 2004 al 2008 furono uccisi in attentati e l'Ambasciata americana di Nairobi colpita da attacchi terroristici tanto da far pensare alla presenza di Al-Qaeda nel paese.
Ma non solo la guerra attanaglia la Somalia, perchè oltre a corruzione ed instabilità politica, c'è anche il problema dell'export di rifugiati con la Somalia che è terza nella graduatoria dopo Siria ed Afghanistan.
Questo perchè anche il clima è un nemico temibile viste le carestia e la siccità che lasciano la popolazione a morire fra gli stenti causati da fame e sete, con l'acqua potabile che resta il primo problema sopratutto per i bambini.
L'associazione Save The Children è impiegata attivamente sul posto ed ha dichiarato come negli ultimi decenni le condizioni generali siano peggiorate con il problema dovuto alla decomposizione sul terreno di animali, fra cui capre e cammelli, oltre naturalmente agli esseri umani.
Sono 350mila i bambini che già sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione mentre 71mila rischiano già la vita.
Al momento il problema principale nel paese è rappresentato da Al Shabaab, sospettato numero uno dell'attentato terroristico di oggi al mercato ma anche l'Etiopia scesa in campo per combattere contro di loro, sembra non risparmiare i civili somali nello stesso crudele modo.