Nella giornata dell'11 Marzo, alle 14.46 (5.46 ora italiana), il #Giappone si è fermato, commemorando le quasi 20.000 vittime del #Terremoto e #Tsunami che sei anni fa devastò la regione del Tōhoku.

Il sisma, di magnitudo 9 sulla scala Richter, è noto per aver scatenato l'onda anomala che raggiunse la centrale nucleare "Dai-ichi" di #Fukushima, danneggiandone irrimediabilmente il reattore nucleare.

Insieme al cordoglio e ai corridori umanitari, da tutto il mondo è arrivato il sostegno per la ricostruzione - tanto a livello di fondi, quanto di fiducia nella capacità di reazione associata al Giappone.

Ad appena un paio di mesi dallo tsunami, abbiamo visto circolare in rete le foto della sanificazione di strade e infrastrutture di base.

Ma quanto è stato effettivamente fatto per ristabilire l'ordine, dopo l'emergenza?

La ricostruzione nel Tōhoku: migliaia ancora gli sfollati

Nei mesi successivi al disastro, il Governo giapponese, allora guidato da Naoto Kan (poi dimissionario), si è adoperato per un primo riavvio delle infrastrutture, in modo tale da permettere un miglior spostamento e facilitare l'evacuazione delle persone dalle aree a rischio.

Tuttavia, la rapidità d'intervento ha riguardato solo strade e soccorso alle persone. Dal 2011 ad ora, si è riusciti a liberare dalle macerie la maggior parte delle aree suburbane, mentre alcune zone rurali necessitano ancora di bonificazione.

Per quanto riguarda la ricostruzione, invece, i lavori restano in arretrato. Delle 600 barriere anti-tsunami che il governo ha pianificato, solo 70 sono state effettivamente edificate e buona parte della popolazione colpita dal disastro è dislocata in strutture temporanee.

Stando alla Japan Reconstruction Agency, a metà 2016 oltre 55.000 persone risiedevano ancora in case prefabbricate.

La situazione è stata maggiormente presa in carico negli ultimi mesi, ma la maggior parte degli sfollati rimasti non avrà un'abitazione fissa almeno fino al 2018.

Inoltre, di recente è stato dato il via libera alla ripopolazione di uno dei villaggi evacuati, nei pressi della centrale nucleare Dai-ichi, nonostante le condizioni non permettano di affermare una sanificazione definitiva.

Fukushima, una situazione incerta

I recenti livelli d'allarme registrati nella centrale Dai-Ichi di Fukushima hanno riportato l'attenzione sul problema delle emissioni radioattive, che non si sono mai stabilizzate in seguito all'11 Marzo 2011.

A questo, si unisce la preoccupazione data da nuove scosse di terremoto e allarme tsunami, nella primavera e nell'autunno dello scorso anno, eventi che hanno ulteriormente complicato i lavori di messa in sicurezza del nucleo.

Il rischio coinvolge non soltanto chi è già rientrato in alcuni dei villaggi, o gli esperti alla ricerca di una soluzione presso la centrale. Le radiazioni, infatti, hanno fortemente danneggiato l'economia locale, soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura e la pesca - settori di punta della regione, che ne ha risentito in termini di esportazione e lavoro.

Le previsioni di emissione sono tutt'altro che promettenti: secondo le valutazioni fornite a febbraio dai tecnici della TEPCO (Tokyo Electric Power COmpany), sarà impossibile avvicinare personale umano alle barriere in uranio del nucleo almeno per 30 o 40 anni.