Mai come stavolta lo scrittore roberto saviano ha riservato un durissimo attacco al Pd. A far adirare l'autore di 'Gomorra' sarebbe stata la recente approvazione, da parte della Camera, del decreto Minniti. Tale provvedimento, secondo Saviano, non avrà altro effetto che ripulire i centri storici delle città italiane dai senzatetto e dagli immigrati, rendendo le periferie sempre più ghetti. Il decreto Minniti sulla sicurezza urbana è, per lo scrittore campano, qualcosa di aberrante, lesivo della dignità umana. Un decreto, insomma, che sembra 'partorito' dall'estrema destra o da una 'elite di benpensanti'.
Il 'mini daspo urbano' non va giù allo scrittore
Un Roberto Saviano a muso duro verso il Pd. Lo scrittore napoletano ha pubblicato un post su Facebook, alquanto eloquente, per contestare la recente approvazione del decreto Minniti, che ora passerà all'esame del Senato. Alla Camera, il provvedimento ha incassato 230 voti a favore e 50 contrari. Il M5S ha preferito astenersi. Tale atteggiamento, per Saviano, 'odora' di complicità. Il post del romanziere inizia con una raccomandazione a tutti i dem che sostengono la centralità dell'uomo nella politica. Ebbene, Roberto invita tali soggetti a lasciare il Pd. Il motivo? La recente approvazione del decreto Minniti, che va a punire chiunque assume un atteggiamento 'indecoroso' nei centri storici, a prescindere da eventuali precedenti penali.
Tali persone verranno sottoposte a un 'mini Daspo urbano'. Il saggista non tollera che, in futuro, verranno puniti anche quelli che, per fame, rovistano nei cassonetti dell'immondizia per cercare alimenti che altri hanno buttato.
Stilettata anche al M5S
Nel post su Facebook Saviano esorta dunque a fuggire dal Pd tutti quelli che rispettano l'uomo.
Lo scrittore, però, non sa in quale partito dovrebbero approdare gli ex dem. Certamente non nel M5S che, alla Camera, ha preferito fare spallucce in sede di approvazione del decreto Minniti. Il MoVimento ha preferito astenersi. Saviano si chiede se non sarebbe stato più onorevole un 'umano' no, rispetto al silenzio, alla non partecipazione che sa tanto di connivenza.