Oltre il gelo diplomatico, il rischio di arrivare alla rottura senza precedenti tra l'europa e la Turchia, è forte. Per ora è ben evidente la crisi dei rapporti diplomatici dopo che Germania, Olanda e ora anche Danimarca hanno detto no ad ospitare rappresentanti istituzionali turchi.

Il presidente Tayyip Erdogan aveva infatti 'sguinzagliato' alcuni ministri con il compito di andare dai connazionali che vivono in questi stati europei a far campagna elettorale per il sì, in vista del referendum costituzionale da lui promosso per trasformare la repubblica parlamentare in repubblica presidenziale.

Ma i rappresentanti istituzionali turchi sono stati respinti e mandati a casa, tra scontri e azioni di forza. Al più alto rappresentante diplomatico olandese in Turchia, Daan Feddo Huisinga, sono state consegnate due lettere di protesta.

Erdogan, tour elettorale dei suoi ministri in mezza Europa

Dopo il tentato golpe dello scorso luglio, il presidente turco Erdogan sta cercando di trasformare il paese da repubblica parlamentare a presidenziale per accentrare su di sé tutti i poteri. Il pacchetto di 18 articoli proposto per cambiare l'attuale legge, dovrebbe essere votato ad aprile, e anche se la popolarità del presidente è alta, l'esito della consultazione non è scontato. Per avere il risultato plebiscitario che si aspetta, Erdongan ha bisogno anche del voto degli emigrati all'estero, ed è per questo che alcuni suoi rappresentanti istituzionali sono partiti per fare comizi in Europa.

Ma non erano ospiti desiderati.

Germania, un no perché l'amicizia turco-russa 'dispiace'

E così, il primo paese a chiudere le porte in faccia ai delegati turchi, è stata la Germania. La cancelliera Angela Merkel ha detto no perché le relazioni diplomatiche con la Turchia si sono incrinate già da un po': non è piaciuta la svolta autoritaria di Erdogan e contemporaneamente l'avvicinamento alla Russia di Vladimir Putin.

Infine, non tutti i turchi residenti in Germania sono turchi: un terzo di loro sono curdi, minoranza repressa da Erdogan in questi anni che viceversa Berlino non vuole urtare.

Olanda, niente propaganda turca di destra in casa

Poi è stata la volta dell'Olanda che non ha permesso l'accesso nel paese a due ministri turchi per non dare spazio alla propaganda di destra.

Il governo olandese in vista delle propri imminenti elezioni il 15 marzo, non voleva alimentare tensioni in un momento in cui la destra xenofoba preme per diventare il primo partito e la Turchia è il paese da cui arrivano immigrati musulmani. Per questo, alla ministra turca della famiglia, Fatma Beytul Sayan Kaya, è stato impedito di accedere al consolato ed è stata riaccompagnata al confine con la Germania, mentre al suo collega, il titolare degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, è stato impedito di atterrare. Decisioni per cui il presidente turco ha definito gli olandesi "nazisti e fascisti" chiedendo sanzioni internazionali.

La ministra ha twittato a raffica: "Il mondo intero deve reagire contro questa prassi fascista, un simile trattamento contro una donna ministro non può essere accettato".

Per il governo dell'Aja non c'erano condizioni per garantire la sicurezza, avendo i turchi convocato una grande manifestazione: tra proteste e scontri con la polizia all'Aja, c'è stato pure un uomo che è salito sul tetto del consolato olandese a Istanbul ammainando la bandiera olandese per poi issare quella turca: 'incidente' poi rientrato.

Danimarca, il terzo no che innervosisce Ankara

Dopo il no di Germania e Olanda, il terzo no a sorpresa al governo di Ankara arriva dalla Danimarca: il primo ministro, Lars Lokke Rasmussen, ha chiesto al premier turco, Binali Yildirim, di rinviare il viaggio previsto per il 20 marzo, non avendo gradito parole e atteggiamenti verso l'Olanda e si è detto "preoccupato degli eventi in Turchia dove i principi democratici sono sottoposti a grave pressione". Sebbene sia un membro della Nato, l'ingresso all'Ue della Turchia pare, in questo clima, alquanto improbabile.