Mentre il destino della compagnia aerea di bandiera si fa sempre più incerto, dopo che il governo ha annunciato di non avere nessuna intenzione di nazionalizzare Alitalia, e dopo che i presunti interessati a rilevarla - Lufthansa, Ferrovie e Intesa San Paolo - hanno smentito il loro interessamento a rilevare l'azienda, un pilota e una ex hostess hanno accusato la compagnia di aver gestito male ingenti somme di denaro. Sprechi e spese folli che se confermate risulterebbero quanto meno grotteschi, specialmente nel contesto di un'azienda che ogni anno chiude il bilancio con perdite di decine di milioni di euro.

Le accuse del pilota

E' Riccardo Canestrari, che da 25 anni lavora come pilota civile e ricopre il ruolo di coordinatore nazionale piloti Anpac a raccontare la "gestione allegra" dei soldi della compagnia di bandiera. Il pilota ha assistito a ben tre ristrutturazioni di Alitalia, tra le quali quella del 2008 dove furono mandati a casa undicimila dipendenti e mille piloti. Canestrari punta il dito contro le scelte della dirigenza, accusata per avere elargito buonuscite troppo generose, aver commesso errori sui leasing e sui carburanti, avere persino organizzato costosi corsi di formazione per insegnare alle hostess come versare il vino nei calici. Il tutto mentre la compagnia stava sprofondando, senza rispettare i piani industriali ed investendo troppo poco in nuovi aerei.

Una ex hostess rincara la dose

A denunciare gli sprechi di una compagnia che da anni è sul baratro c'è anche una ex hostess, secondo la quale il destino della compagnia di bandiera era segnato da tempo. "Sono molto dispiaciuta a vedere Alitalia in queste condizioni, ma oggettivamente non poteva durare. Era evidente che l'epilogo sarebbe stato questo.

Troppi sprechi come champagne, aragoste e molti altri benefit". La donna oggi quasi settantenne ha lavorato per due anni a bordo degli aerei della compagnia di bandiera, "due anni bellissimi" sottolinea, "ma quel sistema non era sostenibile". L'ex assistente di volo racconta che quarant'anni fa, quando il paese viveva il boom economico, Alitalia concedeva lussi assurdi ai dipendenti e persino ai viaggiatori.

Un modo di gestire le cose che non poteva che portare al dissesto.

All'epoca la compagnia garantiva ai dipendenti un lauto stipendio e numerosi benefit pagati. "La diaria di missione era talmente alta che non ce la facevamo a spenderne nemmeno un terzo, poiché tutte le spese erano pagate dalla compagnia" racconta. All'epoca il personale veniva fatto alloggiare in alberghi lussuosi per questioni di immagine, e quando atterravano in aeroporti lontani come quelli sudamericani gli venivano concessi quattro o cinque giorni di riposo all'interno di strutture a cinque stelle dotate di ogni comfort. "Quando ci trovavamo a Caracas si alloggiava in un hotel dotato di piscina e spiaggia privata, in pratica una breve ma lussuosa vacanza pagata dall'azienda. Era evidente che non potesse durare una situazione così". E infatti il conto da pagare - per la collettività - alla fine è arrivato.