Altro che Pasqua di resurrezione; al contrario di capitolazione. Mai giorno fu più crudele per don Mario Sgorlon, parroco della chiesetta di Santa Maria Assunta e Santa Eurosia delle Vignole, isoletta lagunare di fronte a venezia che, dovendo constatare ancora una volta negli ultimi tempi, persino in occasione della festività solenne, di essere rimasto solo in chiesa, non ha potuto far altro che 'arrendersi' all'evidenza. E adottare soluzioni di ripiego: un laconico cartello affisso sul portone della chiesa avvisa che d'ora in poi la santa messa è sospesa per mancanza di fedeli, ma il parrocchiano, don Mario, è disponibile su richiesta.

Tempi di crisi per tutti, la messa è sospesa ma senza pace

La crisi non risparmia nessuno. E chi come don Mario Sgorlon, professione prete, almeno su carta il lavoro ce l'ha, di fatto non può esercitarlo per mancanza di 'numeri': i fedeli sono pochi, sempre meno, fino ad arrivare a quota zero. Alla scarsità degli abitanti del bell'isolotto situato di fronte a Venezia, una quarantina di persone, la maggior parte anziani e contadini, si aggiunge l'indifferenza ai sacramenti dei turisti che approdano volentieri sull'isola per gustare le atmosfere, i silenzi della laguna, e soprattutto le prelibatezze di una rinomata trattoria locale, ma di entrare in chiesa non se ne parla.

E così a don Mario, non è restato altro che fare di necessità virtù, adattandosi alla dolorosa realtà.

Deve essere brutto come è successo al parroco, trovarsi in compagnia dell'altare e basta, tra i banchi vuoti. a dire messa. Sono 15 anni che il prete è su quest'isola-orto conosciuta perché rifornisce Venezia dei rinomati carciofi violetti, ma non gli era mai successo di arrivare a tale 'record' negativo: nessuno in chiesa.

E così ha deciso di mettere l'annuncio e di programmare di volta in volta, anche nei giorni festivi, d'accordo con i fedeli, se celebrare Messa.

In realtà la decisione è già stata presa mesi fa, perché don Mario ritiene che anche dire messa con un paio di persone non abbia senso.

Cercasi fedeli disperatamente

Don Mario nel cartello affisso all'ingresso della chiesetta deserta, ha lasciato anche il suo numero di telefono, casomai qualcuno volesse prenotare una messa. Già riuscire a celebrare una volta al mese, è 'grasso che cola'.

L'inattività forzata, il non poter assolvere al proprio compito e missione, è motivo di tristezza per il parroco. Anzi è un pianto: d'inverno i 40 residenti del'isola, essendo per lo più anziani evitano di uscire di casa, o si ammalano; d'estate i turisti ci sono, ma non in chiesa.

Per il prete il processo di secolarizzazione ha di gran lunga peggiorato le cose. Perché fino a qualche tempo fa il sacerdote nato nel Basso Piave trovava tra i banchi almeno una decina di persone. Non era mai accaduto che dovesse arrivare alla drastica decisione di chiudere i battenti. E chissà che, stando così le cose, il prossimo annuncio affisso fuori dalla chiesa sarà la proposta di una messa a domicilio.