In una città deserta, a saraciniesche abbassate, con bar, negozi e perfino il cimitero chiusi, Pontida, simbolo e fortino della Lega Nord, finora mai 'violato' da incursioni sudiste, si è svolta ieri, prima volta nella storia italiana, una manifestazione di 'terroni' fieri d'esserlo. Il Festival antirazzista migrante e terrone 2017 si è celebrato tra gruppi musicali sul palco, immigrati e centiania di persone arrivate dai centri sociali di ogni parte d'Italia con treni, auto private, una cinquantina di pullman: tutti riuniti per rispondere alla 'calata' di Matteo Salvini a Napoli un mese fa.

Orgoglio terrone con i colori della Lega ma su pratone non leghista

Il 'sacro suolo' leghista è stato sì infranto per la prima volta, ma in maniera per così dire 'periferica'. Il festival infatti si è svolto sul pratone delle Ferrovie dello Stato che è non è lo stesso dove ogni anno si svolge il megaraduno del Carroccio, inventato e istituito con tannto di rituali annessi, da Umberto Bossi e proseguito dall'attuale segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.

Il sacro suolo è però molto vicino al luogo dove si è svolta la manifestazione, solo che era presidiato da forze dell'ordine e nessuno ci si è avvicinato. Tra centinaia di agenti schierati e la curiosità di qualche locale , il festival ha preso il via tra birre e panini alla 'nduja con i partecipanti canzonatoriamente 'mimetizzati' da leghisti perché vestiti con magliette verdi, striscioni e bandiere che però avevano scritte quali, terroni del nord, terroni a Pontidia, odio la lega.

Terroni di tutto il mondo unitevi

A dispetto dei timori della vigilia e del coprifuoco imposto dal sindaco della città, Luigi Carozzi, che con un'ordinanza comunale ha voluto la chiusura di tutte le attività temendo assalti e distruzioni, non ci sono stati incidenti, come invece è accaduto a Napoli un mese fa. C'è stato invece il 'rituale' balletto delle cifre: per gli organizzatori c'erano 4 mila presenze; la metà per la Questura.

Per il resto a prevalere sono state la musica con artisti quali 99 Posse, Eugenio Bennato, Tonino Carotone, il folklore e la dissacrazione specie a suon di scritte quali 'terroni di tutto il mondo unitevi' che campeggiava sul palco perché, parola degli organizzatori, non possono esistere luoghi sacri del razzismo.

Hanno prevalso la festa, il gioco e l'allegria.

Massimiliano Jovine e Luca Zulù dei 99 posse hanno detto che l'intento non era di dissacrare un luogo della Lega perché quel posto è territorio italiano, ma di portare un messaggio di fratellanza. E mentre il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, invitava sui social i terroni di Lampedusa a unirsi alla festa, gli organizzatori già annuncivano il bis.

Le reazioni della Lega: per Castelli, una profanazione

Il più risentito e amareggiato di tutti tra i leghisti della prima ora, è stato l'ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che ha pubblicato un video, un amaro sfogo sulla pagina Facebook Amici della lega. Castelli ha detto che molti leghisti sono rimasti a casa per paura, molti perché non hanno capito, molti per convenienza politica.

La frecciata era diretta a Salvini a cui per Castelli ha fatto gioco che tutto sia filato liscio perché cerca voti al sud. Per l'ex ministro la Lega così ha cancellato la propria identità.

Mentre Daniele Belotti, segretario provinciale della Lega Nord, ha risposto con un post a chi l'aveva accusato di aver tolto la scritta Padroni in casa nostra che dal 1990 è sul muro di cinta che circonda il sacro pratone. Lo striscione è stato tolto per non dare la possibilità alle 'zecche rosse' di imbrattarlo o di farsi 'selfie piscianti'. Sarà ripristinato lunedì.

Un 'post al sole' per Salvini

Toni soft se non astensione tattica da qualsivoglia commento, per Salvini, di solito sempre molto attivo sui social, che ha preferito dedicare spazio alla manifestazione organizzata al palasport di Verona per il 25 aprile sulla legittima difesa, anch'essa fonte di polemiche. Non a caso ha dedicato sui social un post al sole del sud dopo la sua recente visita a Catania.