Londra, Stoccolma, Egitto, Istanbul e poi ieri l'attentato a Parigi sugli Champs Elysees con un poliziotto ucciso, altri due feriti e alla fine anche il terrorista ucciso; prima ancora Nizza e Berlino. Dall'uso dei camion, ai suv lanciati sui civili, fino al kalashnikov usato ieri a Parigi. Una escalation di attentati che sta avendo una cadenza quasi quotidiana tra lo sgomento e una sorta di assuefazione rassegnata da parte dell'opinione pubblica anche per via della 'scorpacciata' mediatica del terrore. In questo quadro, assume più evidenza la Risk Map, carta aggiornata dei paesi più a rischio di attacchi terroristici che la società specilaizzata l'Aon compila ogni anno.

Finora l'Italia è stata 'risparmiata' dalla furia jihadista, ma non è al sicuro e il vaticano, per la prima volta entrato nella mappa, lo è ancor meno.

Santa Sede, new entry nella carta dei paesi a rischio attentati Isis

Qualcosa è cambiato, il livello di rischio si è aggravato ed esteso a stati che sembravano essere 'sfuggiti' all'Isis. A cominciare dal Vaticano sempre più minacciato dai terroristi musulmani al punto che l'Aon, primo gruppo in Italia e nel mondo specializzato nella consulenza dei rischi e delle risorse umane, nella Risk map aggiornata al 2017 ha inserito tra i primi 20 paesi del mondo a più alto rischio attentati per la prima volta il Vaticano. Il livello di allerta evidenziato dalla mappa è molto alto per la Turchia, medio per gli Stati Uniti, elevato per Gran Bretagna, Francia, e ora Vaticano.

Alcuni analisti osservano che l'Italia rispetto ad altri paesi europei non ha una forte presenza di cellule jihadiste né è un significativo luogo di reclutamento, ma proprio qualche settimana fa, le forze dell'ordine hanno sgominato una cellula jihadaista che progettava un attentato sul ponte di Rialto a Venezia. Se le minacce di arrivare a San Pietro vengono da lontano, preoccupa la recentissima scoperta a Mosul in Iraq, di un bunker dell'Isis con una scritta che purtroppo ci riguarda.

In un affresco con colori tetri quanto sgargianti e disegnati velieri che puntano la prua verso il nostro Paese, c'è scritto: invaderemo Roma, se Allah vuole. Finora non era mai stato scoperto un covo delle 'bandiere nere' così realisticamente minaccioso.

E dal Web profondo è affiorato un video della propaganda jihadista in perfetto italiano in cui si annuncia la presa di Roma.

In passato l'Isis ha minacciato più volte l'Italia, ha annunciato di arrivare al Colosseo o di dirigere i suoi assalti verso il Vaticano, mai però l'aveva fatto con un video di trenta minuti, tutto in italiano: chiaro messaggio nel perseverare la lotta agli infedeli estendendola anche al nostro Paese.

E, appena lo scorso febbraio, a Palazzo Chigi il premier Paolo Gentiloni e il capo dell'intelligence Alessandro Pansa hanno presentato la Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza che contiene l'allarme lanciato dai servizi segreti italiani sul sempre più elevato rischio di attentati da parte di 'lupi solitari' e autoradicalizzati da noi.

Preoccupa l'intelligence la pubblicistica jihadista che ha divulgato una rivista on line intitolata Rumiyah, Roma in arabo, in cui c'è il richiamo evidente al Vaticano quale meta finale dell'avanzata del califfato, all'indomani del primo assalto in Occidente in una chiesa cattolica il 26 luglio a Rouen in Francia quando fu sgozzato l'anziano parroco.

Dati del terrore: nel 2016 il 174% di attacchi terroristici in più

I dati forniti dall'Aon allarmano: nel 2016 c'è stato un incremento del 14% degli attacchi terroristici nel mondo; si è passati dai 3.633 attentati nel 2015 ai 4.151 nel 2016. Nei paesi occidentali l'incremento attentati è pari al 174%, con 96 attacchi nel 2016 rispetto ai 35 dell'anno precedente.