La relazione annuale dell'intelligence italiana, inviata oggi in Parlamento, annuncia il concreto pericolo di attacchi terroristici sul territorio italiano, facendo riferimento anche ai costanti flussi migratori a cui è soggetto il Bel Paese. Gli 007 italiani sottolineano come il rischio maggiore di un attentato terroristico derivi dalla 'radicalizzazione in casa', una sorta di jihadismo da autodidatti.
'Pronunciata esposizione dell'Italia alle sfide rappresentate dal terrorismo jihadista'
Le dichiarazioni contenute nella relazione dell'intelligence italiana sono allarmanti: sarebbe "sempre più concreto" il rischio che alcuni soggetti "radicalizzati in casa" rinuncino a partire verso Siria e Iraq, complice anche la difficoltà nel raggiungere attualmente questi paesi, e preferiscano "compiere l'azione jihadista direttamente sul territorio italiano".
La relazione pone l'accento sulla "pressante campagna intimidatoria" del Califfato nei confronti dell'Italia, con immagini di propaganda che alludono alla conquista simbolica e concreta di Roma, e che ritraggono monumenti della capitale e lo stesso Papa Francesco. Gli 007 si premurano tuttavia di sottolineare l'esistenza di "successi intangibili" dell'organo nazionale di prevenzione, la cui prova risiede nel pacifico svolgimento di eventi di vasta portata internazionale e di enorme valore simbolico, come l'Expo ed il Giubileo.
Soggetti 'radicalizzati in casa' e l'Italia come via di fuga
Il rischio più concreto riportato dagli 007 italiani riguarda non tanto il flusso di migranti provenienti dai paesi musulmani, quanto più quei soggetti "radicalizzati in casa", ovvero quelli che la relazione definisce come dediti a "attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali on-line, impegnati in attività di proselitismo a favore di Daesh e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato".
La scelta di operare direttamente sul territorio italiano deriverebbe dalla crescente difficoltà , data dalle misure anti-terrorismo, a raggiungere paesi come Siria e Iraq (dove si trova l'autoproclamato Stato Islamico, l'Isis). Se da un lato, quindi, le partenze dei foreigh fighters sono in diminuzione, i servizi segreti italiani registrano un crescente "rischio di attacchi 'domestici' da parte di una o più persone legate" fra loro da amicizia o parentela.
Oltre a sottolineare il rischio che l'Italia ricopra il ruolo di "potenziale target per attacchi diretti", l'intelligence italiana afferma che il nostro paese potrebbe rappresentare "un approdo o una via di fuga verso l'Europa per militanti dell'Isis presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi", nonché "una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico, nonché una retrovia o un riparo anche temporaneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi, come verosimilmente accaduto nel caso dell'attentatore di Berlino, Anis Amri".