Si è spento a Roma Oliviero Beha: il giornalista, scrittore, saggista, conduttore televisivo e radiofonico, aveva 68 anni e mise in discussione lo storico trionfo azzurro del 1982. A dare la notizia è stata la figlia Germana che ha dichiarato: “E' stato un male molto veloce. Papà se n'è andato abbracciato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici”. Nato a Firenze il 14 gennaio 1949, Beha – oltre che per il suo garbo – verrà ricordato anche per la sua inchiesta molto scomoda riguardante i mondiali di Spagna del 1982 vinti proprio dall’Italia.

I dubbi di Beha su Italia-Camerun

In particolare l’attenzione del giornalista si concentrò sulla partita Italia-Camerun, terzo incontro del girone degli azzurri. Insieme a Roberto Chiodi, Oliviero Beha scrisse il libro Mundialgate dove vennero raccolte le inchieste pubblicate nel 1984 su Epoca. L’accusa verso la nazionale italiana, secondo i due, era quella di aver combinato la partita pareggiata: alla formazione guidata da Bearzot, dopo i due pareggi con Polonia e Perù, sarebbe bastato proprio un punto per passare alle fasi finali.

Le ombre e il Calcio-scommesse

Era un periodo nero per il Calcio italiano, piegato dalle vicende del calcio-scommesse che coinvolse molti giocatori. Tra questi figurò anche Paolo Rossi, risultato poi decisivo per la cavalcata trionfale della nostra nazionale.

Secondo Beha, dunque, il pareggio con il Camerun fu tutt’altro che combattuto: il vantaggio di Graziani su colpo di testa vide la decisiva scivolata fortuita dello storico portiere N’Kono. Nell’azione immediatamente successiva, il Camerun pareggiò con M’Bida che segnò quell’unico gol nel mondiale grazie a uno sbandamento dei difensori azzurri, compresa l’uscita poco ortodossa per un mito come il portiere (e capitano) azzurro, Dino Zoff.

In quei giorni, però, secondo Beha andò in scena anche un altro "biscotto": quello tra Germania e Austria ai danni dell'Algeria.

Beha, unico giornalista a parlare di combine

Secondo Beha, all'epoca, parecchi cronisti erano abituati a vedere incontri aggiustati, per questo fecero finta di nulla. Ma nel mirino non finirino solo loro: "Joseph Blatter - ha osservato Beha molti anni dopo - era già segretario della Spectre-Fifa".

Le critiche del giornalista colpirono anche dirigenti italiani come Giancarlo Abete ("protagonista di una delle sue legislature come deputato della Dc"). A sollevare i dubbi su quelle partite, dunque, fu proprio Beha già due anni dopo il mondiale del 1982 "attraverso l’inchiesta in Africa e in Europa, quella combine tra Italia e Camerun e una serie di trame assurde: è il caso del camorrista Michele Zaza che esercitava per conto del presidente della Federcalcio di allora, Federico Sordillo, il suo legale)". Beha, poi, precisò che pagò le conseguenze di queste sue inchieste: "Nell’estate del 1984, Carraro mi disse per telefono - scrisse Beha - 'Lei non lavorerà più, ho parlato con il suo Direttore'". All'epoca, il direttore di Beha era Scalfari, "che in quel periodo dialogava con il potere temporale e non con quello divino"