Si chiama Wannacry e letteralmente significa "voglio piangere": è un "ransomware" (un malware che minaccia l'utente chiedendo generalmente denaro o informazioni) che blocca il computer e impedisce qualunque tipo di azione sul terminale. I computer congelati sono ovunque: gli ospedali britannici sono andati completamente in tilt. Ammontano a circa 25, secondo quanto riportato dalla Bbc, le strutture sanitarie colpite dall'attacco, tra cui rientra anche il Barts Health di Londra: gli addetti non hanno accesso ai dati dei pazienti e il sistema ha bloccato la gestione delle ambulanze e delle sale operatorie prenotate per gli interventi chirurgici.
Anche le compagnie telefoniche di Spagna e Portogallo non hanno avuto tregua e in Russia sembrano essere stati piratati oltre 1000 terminali.
La situazione è destabilizzante ed in continuo aumento.
Circa 36mila computer bloccati e 74 Paesi colpiti
La premier Theresa May ha affermato che l'attacco alla Gran Bretagna voleva essere un'offensiva mondiale e infatti tra i Paesi più danneggiati rientrano anche Spagna, Portogallo, Cina, Stati Uniti, Russia, Vietnam e Taiwan.
Anche l'Italia è vittima dell'attacco che ha colpito le Università e in particolare la Bicocca di Milano.
Non si è ancora capito da dove provenga il virus: si ipotizza che l'attacco globale sia stato condotto con strumenti rubati lo scorso anno alll'Nsa (National Security Agency) dal sedicente gruppo Shadow Brokers.
Già nel 2013 scoppiò uno scandalo internazionale provocato da Edward Snowden e da allora gli hacker non si sono fermati, diffondendo 100 famiglie diverse di virus sia attraverso i computer che gli smartphone.
Richiesti 300 dollari di riscatto in bitcoin
I computer bloccati presentano un messaggio in cui viene illustrata la procedura per effettuare il pagamento elettronico.
Il riscatto di 300 dollari per ogni singolo dispositivo, è richiesto sotto forma di pagamento in bitcoin, una moneta utilizzata online. Sembra che per il momento sia l'unico modo per riattivare i computer.
La Polizia ha aperto una pagina Facebook che contribuisce a monitorare la situazione. In realtà moltissime persone hanno già pagato e altri si stanno affrettando a pagare. Nessuno, che non abbia appena effettuato un backup, è disposto a rinunciare ai propri dati e sono soprattutto le famiglie che offrono la cifra senza pensarci due volte.