Vincenzo Paduano, ex fidanzato stalker e killer di Sara Di Pietrantonio è stato condannato all'ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili e abbietti motivi, distruzione di cadavere, stalking e incendio.
La sentenza è stata emessa oggi dal gup Gasparo Sturzo, che ha inflitto il massimo della pena nonostante l'imputato abbia scelto il rito abbreviato. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio di un anno fa, l'allora guardia giurata dopo aver seguito e speronato l'auto della sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio a Roma in zona Magliana, la strangolò e poi bruciò il corpo.
La sentenza
La sentenza è arrivata dopo due ore di camera di consiglio. Ad attenderla c'erano i genitori, gli amici e le amiche della ragazza che il 21 aprile avrebbe compiuto 23 anni. L'assassino non ha voluto essere presente in aula ad ascoltare la lettura della sentenza ed è rimasto nel carcere di Rebibbia dove è detenuto.
Per la signora Concetta, la mamma di Sara, si è trattato di una sentenza giusta e morale, di un primo gradino importante che le ha dato finalmente la possibilità di 'rifiatare'; di respirare una boccata d'aria fresca dopo un anno trascorso in apnea. La signora ha detto di essere 'contenta' del verdetto perché Paduano non ha mai manifestato neanche un accenno di pentimento, e durante le indagini ha solo obbligatoriamente dovuto confessare e ammettere quanto gli veniva addebitato di fronte all'evidenza schiacciante delle prove.
Le uniche 'scuse' sono arrivate, beffarde e tattiche, il 26 aprile scorso all'udienza fissata davanti al gip per ottenere uno sconto di pena, oltre alla scelta del rito abbreviato. La pm Maria Gabriella Fazi, aveva chiesto oltre all'ergastolo anche l'isolamento diurno.
La mamma di Sara sa che molto presto rimpiomberà nella stessa condizione di apnea, perché purtroppo sua figlia non potrà restituirgliela nessuno.
Anche se il processo si è svolto con rito abbreviato, procedura che prevede in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena, la condanna è stata all'egastolo. Il gup Sturzo ha anche disposto una provvisionale di 600 mila euro per i familiari della vittima.
La ricostruzione dei fatti
La procura di Roma nel corso dell'indagine portata a termine in tempi brevi, ha ricostruito il comportamento della guardia giurata che non accettava il fatto che Sara, a cui era stato legato due anni, avesse iniziato una storia con un altro ragazzo.
Dai messaggi che minacciavano vendetta, ai pedinamenti una settimana prima dell'omicidio, come verificato dagli inquirenti grazie al gps installato nella sua auto, Paduano aveva un comportamento persecutorio. Controllava mail, chat, sms, gli accessi social di Sara; conosceva le sue password di Facebook e di Whatsapp; entrava sul suo profilo, sapeva sempre dove era, la seguiva.
Due ore prima di commettere l'omicidio, sul suo profilo Facebook Vincenzo aveva scritto che quando il marcio è radicato nel profondo bisogna fare tabula rasa, diluvio universale. Poi l'aveva rintracciata tramite la geolocalizzazione del cellulare di Sara, a Roma su via della Magliana, seguita, speronata con l'auto per fermarla.
E' iniziata una lite finita quasi subito perché culminata con lo strangolamento della ragazza. Poi per disfarsi del cadavere le ha dato fuoco utilizzando una tanica di benzina acquistata giorni prima secondo un piano ben premeditato. In un sms del luglio 2015, lei gli aveva scritto: Perché vuoi uccidermi? e lui aveva risposto: servirebbe a qualcosa? Però l'ha fatto con ferocia e spietatezza indescrivibili.