Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro - che con le sue dichiarazioni ha scoperchiato il contenitore maleodorante dei sospetti rapporti illeciti tra ong e scafisti nel Mediterraneo - è stato ascoltato il 3 aprile scorso dai parlamentari della Commissione Difesa del Senato. In questa sede istituzionale, il magistrato ha ribadito quanto già dichiarato il 22 marzo di fronte al Comitato Schengen. E le sue parole non contribuiscono certo a sollevare le Ong dai sospetti di fungere da ‘taxi del Mediterraneo’, come già denunciato dai politici Luigi Di Maio (M5S) e Matteo Salvini (Lega).

Zuccaro, che secondo Barbara Spinelli sospetta di 6 Ong, conferma lo scopo della sua inchiesta, della quale non può fornire l’ufficialità, che è quello di portare a galla, se verificata, la volontà di speculare ed arricchirsi con “l’accoglienza dei migranti”.

Le accuse di Zuccaro

Il procuratore di Catania passa, poi, ad elencare le fonti dalle quali ha attinto le informazioni in suo possesso. Esclusa la richiesta di informative ai servizi segreti, in quanto inutilizzabili in un dibattimento giudiziario, Zuccaro indica l’agenzia Ue Frontex, la Marina Militare Italiana e internet (dove vengono pubblicati i dati sulla posizione in cui si trovano le imbarcazioni delle Ong) come le tre sorgenti informative.

Il magistrato conferma, inoltre, l’esistenza di “comunicazioni via radio e via internet tra personaggi sospetti sulla terraferma libica” e operatori cosiddetti umanitari. Indizi pesanti che lo portano a sostenere che la gestione del salvataggio dei migranti non avvenga “nel pieno rispetto delle leggi italiane e della Convenzione di Amburgo”.

Nonostante l’attuale mancanza di prove, quello che risulta sicuro, sostiene Zuccaro, è il ruolo svolto da alcune Ong nel “traffico di esseri umani”. Escluse espressamente da sospetti e indagini solo Save the children e Medici senza frontiere, il procuratore etneo invoca la concessione della possibilità di indagare su quelle organizzazioni che si rifiutano di collaborare con il governo italiano, allo scopo di “distinguere tra Ong serie e le altre”.

Alla domanda su chi finanzi le Ong, Zuccaro risponde di non avere riscontri certi perché, fino a questo momento, ha avuto la possibilità di consultare solo “fonti aperte e non verificabili” come giornali e siti web. Comunque sia, il procuratore ritiene necessario indagare sulla “disponibilità economica” di questi soggetti privati, ma si lamenta di non possedere “i mezzi per farlo”. La richiesta, perentoria, è quella di essere dotato degli adeguati mezzi investigativi per scoprire se qualcuno sia “interessato a fare manovre finanziarie e speculative a danno dell’Italia” perché, aggiunge, “ci sono alcune Ong che non hanno proprio un profilo filantropico”. Dubbi, ad esempio, permangono sulle larghe disponibilità finanziarie della Ong maltese Moas, dotata di due droni e di un aereo.

Il magistrato chiede, inoltre, di seguire le navi delle Ong con dei mezzi aerei quando queste staccano il transponder per non fare intercettare i loro movimenti (in acque libiche?). Importante anche disporre intercettazioni satellitari sui telefoni degli scafisti. La richiesta conclusiva del procuratore è quella di affidare la gestione delle migrazioni nel Mediterraneo non al volontariato ma agli Stati.