Ennesimo furto negli scavi di Pompei: è stata trafugata una borchia in bronzo che risaliva VI secolo a.C.. Era applicata insieme ad altre tre su una riproduzione della porta di Torre Satriano, che era esposta nella nuova mostra "pompei e i Greci" della Palestra grande di Pompei. Il furto è stato perpetrato in orario di apertura e i carabinieri di Torre Annunziata stanno ora indagando per scoprire il colpevole. La borchia trafugata ha un diametro di 7,3 cm, appartiene al periodo che va dalla seconda metà del VI secolo a.C agli inizi del V, ed era esposta nel Museo archeologico nazionale "Dinu Adamesteanu” di Potenza.

La borchia vale poco, ma è sempre uno sfregio per Pompei

Il valore dell'assicurazione della borchia è di 300 euro. Era avvitata su un pannello espositivo e coperta solo da una lastra di plexigas di protezione. Il ladro deve aver avuto il tempo di rimuovere la lastra e svitare la borchia eludendo i controlli. L'edificio in cui ha sede la mostra durante il giorno è vigilato da personale Ales, mentre di notte c'è la videosorveglianza. È inoltre attivo 24 ore su 24 un sistema di allarme. Il furto è una nuova ferita per il sito archeologico e, più in generale, per il patrimonio culturale italiano: anche se l'oggetto trafugato non ha un elevato valore, si tratta pur sempre di un pezzo di storia antica.

Osanna, il Direttore generale della mostra, è particolarmente dispiaciuto perché l'area in cui era contenuta la borchia era quella in cui ha condotto direttamente gli scavi. Le immagini delle telecamere di sorveglianza sono ora al vaglio delle forze dell'ordine. Tra i carabinieri e gli investigatori scientifici dell'Arma dei Carabinieri si effettueranno tutte le indagini per risalire ai colpevoli della sparizione.

La mostra "Pompei e i Greci

Nel frattempo la mostra"Pompei e i Greci" rimarrà chiusa al pubblico durante le indagini. È iniziata poco più di un mese fa ed include oltre 600 i reperti tra cui armi, sculture, ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, che provengono da Pompei, Stabiae, Cuma, Capua, Sorrento, Torre di Satriano, Poseidonia e Metaponto.

Ci sono anche numerose iscrizioni nelle lingue di quel tempo - greco, etrusco ed addirittura paleoitalico - e anche argenti e sculture di stampo greco effettuate in epoca romana. La mostra fa capo al direttore generale di Pompei Massimo Osanna e al prof. Carlo Rescigno dell'Università Luigi Vanvitelli e nasce da un progetto scientifico e da nuove ricerche che mostrano per la prima volta aspetti sconosciuti di Pompei.