Domiciliari rimandati per Domenico Diele che per ora resta nell'istituto di pena di Fuorni (Salerno): manca il braccialetto elettronico per cui la misura alternativa in sostituzione della custodia cautelare in carcere disposta ieri dopo l'udienza di convalida del fermo dal gip di Salerno, Fabio Zunica, è al momento inapplicabile. Diele, che venerdì notte ha investito e ucciso con la sua auto Ilaria Dilillo, 48 anni, intanto continua a parlare dalla sua cella. Dopo aver ammesso la dipendenza dall'eroina e la sua colpevolezza, invocato il perdono del padre della vittima ma al contempo sottolineato di non essere un criminale, ora l'attore emergente di film e fiction tv ha chiesto di poter tornare sul set "per non fare danni alla produzione".
Stava girando nel salernitano, dove è avvenuto l'incidente, una pellicola dal titolo che sembra profetico: Una vita spericolata.
Il braccialetto elettronico mancante
Ieri il gip aveva disposto la scarcerazione di Diele, accusato di omicidio stradale aggravato, e il trasferimento agli arresti domiciliari nella sua casa romana in zona San Giovanni, con il braccialetto elettronico. Nel frattempo però si è appurato che lo strumento non è ancora disponibile per cui l'attore resta in carcere. Il sofisticato sistema di controllo, che viene indossato alla caviglia da chi è agli arresti domiciliari, è collegato alle celle telefoniche e fa entrare in funzione il gps che comunica in tempo reale la posizione di chi lo indossa.
Ma deve essere tarato dalla compagnia telefonica che lo predispone per non generare falsi allarmi e perché il monitoraggio della posizione del soggetto controllato sia garantito. Occorrono tempi tecnici per attivarlo. Allora il gip potrebbe valutare se autorizzare ugualmente gli arresti domiciliari per l'attore con rigorosi controlli, in attesa che si trovi un "anello elettronico" dal momento che sono pochi e costano tanto.
Comunque sia, dal carcere Diele ha chiesto che gli sia permesso di tornare in libertà per finire il film e non fare danni alla produzione. La decisione del gip suona come una sconfitta della Procura. Ma il pm Elena Cosentino che aveva chiesto fermamente il carcere, potrebbe impugnare il provvedimento.
"È una vergogna": familiari e amici di Ilaria insorgono
Nicola Dilillo, carabiniere in pensione e papà della vittima, con l'altro figlio Francesco, si è costituito parte civile tramite l'avvocato Michele Tedesco. Sono indignati Nicola e Francesco, tanto quanto gli amici e le amiche di Ilaria: "È una vergogna" dicono in tanti. L'indignazione viaggia anche sui social persino con minacce di morte da parte di chi non vede applicata la giustizia. Parla a nomi di molti Monica Corradino amica del cuore di Ilaria la cui testimonianza è stata raccolta dal quotidiano La Repubblica. "Qualcuno deve spiegarci perché un signore che fa uso spesso di stupefacenti e sfreccia con un macchinone senza patente e con l'assicurazione scaduta può uccidere una persona innocente e poi aspettare a casa un processo.
Questa non si chiama giustizia e noi organizzeremo pubblici cortei".
La patente di Diele era sospesa
Diele dal dicembre 2016 non poteva mettersi al volante perché gli era stata sospesa la patente per guida sotto effetti di stupefacenti. Invece con la sua auto in quella notte di follia è partito alla volta di Matera per prendere parte al matrimonio di una cugina come da lui stesso dichiarato: "Era l'unico modo per andare e tornare nello stesso giorno". Diele a detto che non era "fatto", ma ai narcotest è risultato positivo. Il resto è cronaca ancora da scrivere.